ILLUMINISME: Du Deffand Marie de Vichy-Chamrond

Ritratto di Madame du Deffand fatto da Mademoiselle de Lespinasse.

" Madame du Deffand è in un'età e in uno stato che non permettono più di parlare del suo aspetto. Quelli che l'hanno conosciuta quando era giovane, e anche quando non l'era più, si ricordano che aveva il più bell'incarnato del mondo, l'aria assai nobile, tutte le espressioni del viso estremamente gradevoli, la fisionomia molto vivace e piena di spirito, lo sguardo affascinante, gli occhi d'aquila vivi, penetranti e di una bellezza assoluta. Voltaire le scriveva, dopo che era diventata cieca, che era stata punita là dove aveva indotto gli altri al peccato ". Queste attrattive non erano guastate dalla magrezza del busto e delle mani, e le seduzioni del suo spirito impedivano quasi che ci si accorgesse del suo difetto di parlare con il naso, difetto che riconosce onestamente e che ha fatto dire assai spiritosamente " che il suo naso era la cosa che più amava al mondo, perché ci parlava sempre ".

" Fra le diverse qualità gradevoli del suo spirito ven'è una fondamentale, essenziale per piacere e tuttavia assai rara, quella di essere spontanea e naturale.


La duchessa di Choiseul e Madame du Deffand, di Carmontelle
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Non può sopportare l'affettazione, di qualsiasi genere essa sia. È sensibilissima al ridicolo che avverte e dipinge con molta efficacia. Questo gusto per la naturalezza le fa provare antipatia per tutto quello che si chiama eloquenza, bello stile, gran sentimento e non si può non riconoscere che ha spesso ragione; eppure è vero che questa sua avversione è troppo estrema e le fa giudicare finti tutti i sentimenti che non prova e tutti i pensieri che non avrebbe avuto. Benché di un umore assai ineguale, è, o piuttosto era, allegra per natura e molto piacevole. Alcuni dei suoi bons mots sono passati in proverbio e nella conversazione le vengono ancora battute che arrivano a segno. Dico che era piacevole e allegra perché oggi non lo è più, se non per intervalli poco frequenti. Le cattive condizioni della sua salute, la perdita della vista, i motivi reali o supposti che crede di avere per lamentarsi dei suoi amici, le hanno dato un fondo di tristezza e di malumore che la rendono spesso noiosa e scontenta di tutto quello che vede, di tutto quello che legge, di quasi tutto quello che sente.

A questo atteggiamento così sgradevole per gli altri unisce la convinzione di essere sempre equanime; due sono infatti le qualità alle quali soprattutto pretende: il gusto e la sottigliezza; e effettivamente ne dimostra abbastanza quando giudica a sangue freddo, ma purtroppo in lei il sangue freddo è raro. La passione presiede alla maggior parte delle sue decisioni; la vediamo prima entusiasmarsi e poi disgustarsi in modo eccessivo delle medesime opere e delle medesime persone, fare a pezzi quello che lodava qualche giorno prima, lodare quello che faceva a pezzi, e tutto questo senza essere mai falsa, tanto per soddisfare il sentimento che la domina quel momento, a cui si abbandona con la più buona fede e che, con assoluta convinzione, lei essere sempre lo stesso, perché solo il presente la tocca, non si ricorda quasi del passato e non pensa affatto all'avvenire. " Ha sviluppato, per quella che chiama la filosofia moderna, un'avversione che dipende da vari motivi.

Alcuni dei promotori di questa filosofia hanno manifestato nelle loro opere una peculiarità che, non senza ragione, la scandalizza. Predicano, forse con troppa ostentazione, la virtù che lei non ha mai conosciuto e il disprezzo dei grandi che lei adora, convinta di non tenerli in alcun conto. Alcuni di loro, che la frequentano, l'hanno d'altronde scontentata non accettando di sottomettersi interamente ai suoi voleri e alle sue opinioni. Infine, questa filosofia e coloro che in essa si distinguono hanno la sfortuna di essere stimati da una donna che Madame du Deffand considera e tratta almeno come sua rivale in spirito e in considerazione, e che per questa sola ragione ha fatto oggetto di un odio implacabile e che si compiace di denigrare ogni qualvolta le si presenta l'occasione.


Presunto ritratto di Madame du Deffand, di Carmontelle
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" Se Madame du Deffand mostra un po' di equità, è unicamente nei riguardi dei suoi domestici, che non tratta del tutto male. Questa equità nei loro confronti dipende da un'altra sua qualità: è nobile e generosa benché economa, o piuttosto perché economa, dal momento che non c' è vera generosità senza economia. Ma, come se in lei una buona qualità non potesse dipendere da un buon principio, la sua generosità non nasce dalla nobiltà del suo animo, che è naturalmente avido e strisciante, nasce dalla sua impossibilità di fare a meno di quelli che la circondano. Cerca di farsi amare da loro perché non può averli come schiavi: infatti, l'ho spesso sentita rimpiangere l'abolizione della schiavitù; è anche una grande nemica dell’uguaglianza naturale, altro motivo in lei di risentimento contro la filosofia. Del resto, è dura nei confronti di coloro di cui non ha bisogno, senza umanità, senza carità, senza compassione, non avendo la minima idea di che cosa siano queste virtù e sempre pronta a ridicolizzarle negli altri.

Coerente anche nel suo pregiudizio contro l’uguaglianza, è ventre a terra davanti a tutta la cosiddetta gente di corte, soprattutto se in auge, e a cui prodiga spesso senza tornaconto le bassezze più umilianti.
Si sorprende di non ricevere quasi da nessuno segni d'amicizia e di confidenza, perché la sua follia è di credere di meritare degli amici, benché abbia esattamente tutto ciò che li allontana; sconsiderata, indiscreta, egoista, gelosa, ecco in quattro parole il suo carattere.

" Sconsiderata. È brusca e sdegnosa nella conversazione; non si preoccupa di nascondere alle persone che disprezza il poco conto in cui le tiene; risponde loro alzando le spalle; davanti a loro e ad alta voce dice al suo vicino (credendo di parlare pianissimo) tutto quello che a torto o a ragione le spiace nella loro persona e nei loro discorsi; e poi si sorprende, dopo questo, di non vedere tutta la gente ai suoi ordini e ai suoi piedi.

Persuasa che la sua mancanza di riguardo per il prossimo sia solo un'apprezzabile franchezza, perché la franchezza è un'altra delle virtù che pretende di avere, la impiega solo con coloro da cui crede di non avere niente da temere. La franchezza nobile e indipendente è una virtù che lei ignora e chiama impertinenza negli altri.

" Indiscreta. Fino all'eccesso -è assolutamente incapace di tacere e su ciò che le interessa e su ciò che interessa essenzialmente gli altri. Informa pressoché il primo venuto di tutto quello che sa, di tutto quello che indovina, di tutto quello che sospetta, persino di tutto quello che crede, senza curarsi di coloro a cui può fare torto, senza intenzione di farne, perché è ancora più leggera che cattiva. Non che abbia amicizia o confidenza verso coloro a cui affida il suo o l'altrui segreto, vi è spinta solo dal suo bisogno di parlarne, a meno che non stia perpetrando qualche vendetta, perché in quel caso spinge la sua indiscrezione fino alla nefandezza e alla perfidia, abusando dei segreti che le sono stati confidati per rovinare, se le è possibile, l’onore e la reputazione di coloro che hanno avuto la debolezza di parlarle di ciò che li riguarda.

" Egoista. Senza riguardi e senza pudore, non si perita a questo proposito di mostrarsi com'è, a differenza della maggior parte degli altri uomini che, se molto occupati di se, vogliono almeno sembrare un po' occupati degli altri.

Madame du Deffand ignora questa regola della società; esige tutto e non da niente in cambio; e allo stesso tempo si convince di non essere affatto esigente, perché non ha il potere di comandare e perché non è stata ne obbedita, né compiaciuta.


L'amico e compagno
di Madame du Deffand

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Poiché riferisce tutto a se stessa, non può soffrire che si faccia qualcosa per gli altri, soprattutto se ha l'impressione che questo vada a scapito suo. Non è gelosa né delle attrattive né dello spirito degli altri ma soltanto delle preferenze e delle attenzioni che non perdona né a coloro che le hanno né a coloro che le ricevono.

Sembra dire a tutti i suoi conoscenti, come Gesù ai suoi discepoli: Vendete tutto quello che avete e seguitemi. È più difficile essere in pace con lei che con Dio; un peccato veniale annulla in un attimo il merito di parecchi anni di premure. Ripaga le preferenze che ha avuto con elogi che è pronta a ritrattare il giorno dopo, alla prima occasione dello scontento più lieve e che, per poco che lo scontento duri, si trasformano persino in satire, in canzoni e in libelli. Col carattere che ho appena descritto non sorprende che sia curiosa e diffidente fino all'eccesso.

È curiosa di quel che riguarda gli altri, ma solo in modo interessato: per sapere quel che si è detto, quel che si è fatto e soprattutto quel che si dice e quel che si fa in relazione alla sua persona. È diffidente perché giudica l'anima degli altri in base alla propria e perché, occupata unicamente di quel che la riguarda, sospetta sempre che le si vogliano tendere dei tranelli, anche quando nessuno pensa a lei.

" Questa è Madame du Deffand; il suo spirito deve far desiderare di conoscerla, la fa ricercare, ed è solo al suo spirito che deve il genere di considerazione di cui gode. La conoscenza del suo carattere fa sì che ci si allontani da lei e impedisce che ci si affezioni.

Abbietta con quelli che sono al disopra di lei, abbastanza giusta con gli inferiori, insopportabile e tirannica con i suoi eguali. Così non può illudersi di avere un vero amico fra tutte le sue numerosissime conoscenze ed è piena di spirito e di prevenzioni, capricciosa e ingiusta. In conclusione, Madame du Deffand è una bambina cattiva che tuttavia non è stata per nulla viziata: è il suo carattere che ha fatto l'infelicità della sua vita ".



Du Deffand , Marie de Vichy-Charod, marquise
25 Settembre 1696     23 Settembre 1780

Fu una delle più famose donne della Francia del XVIII secolo.
Nasce sotto il segno della Bilancia “ che immunizza dal disprezzo per i sentimenti che s’ispirano e per quelli che si debbono avere”

Il suo “salon” era frequentato non solo dalla migliore società dell’epoca, ma anche da personaggi come Torgot, Hènault, d’Alembert e altri philosophes (sebbene lei fosse ostile agli Encyclopédistes, che considerava una setta).


Horace Walpole
di Allan Ramsay

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Nella tarda primavera del 1753, dopo un anno d’assenza, torna a Parigi, ormai completamente cieca. Nel 1754 prese a suo servizio, la nipote Madamoiselle de Lespinasse, come assistente e lettrice.
I rapporti con la nipote si ruppero quando venne a sapere che il suo favorito D’Alembert, da lei sostenuto in numerose occasioni, provava una passione corrisposta a sua insaputa.
Separandosi, il nuovo “salon” della nipote attrasse numerosi abituè dell’anziana marchesa, causando un grande scompiglio nel modo letterario francese.

Madame du Deffand ebbe una grande passione per Horace Walpole, che conobbe all’eta di 68 anni, e a cui lasciò tutti i suoi scritti. La sua corrispondenza con Walpole, con il suo intimo amico Henault, con Voltaire e con gli numerosi personaggi, scritta in uno stile ammirevole, rivela la sua solida capacità di giudizio, oltre a gettare una luce sulle cartteristiche della vita sociale e intellettuale dell’epoca.

 

 

 

 

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