La rivoluzione francese

17 settembre 1793:
La legge dei sospetti


La legge dei sospetti organizza il Terrore-Trionfo della montagna.
Il Comitato di Salute Pubblica ha rischiato in questo momento di essere rovesciato. Herbert e i suoi partigiani perseverano in una politica ostrancista che mira a compromettere Roberspierre stesso ai giochi dei sanculotti.
Il 5 Settembre, quando Parigi viene a sapere della tradimento di Tolone, la sala della Convenzione è invasa da una calca che riunisce il consiglio generale della Commune, dei commissari delle sezioni, quantità di curiosi e di perdigiorno, condotti del sindaco Pache e del procuratore-rappresentante Chaumette. Gli intrusi spingono i deputati per sedersi vicino ad essi sulle loro panche.

Hebert comanda a squarciagola : "Legislatori, ponete il Terrore all’ordine del giorno " Barère si mostra smanioso di servire ; al nome del Comitato di Salute Pubblica ; egli presenta un rapporto di una violenza ignobile " Poniamo il terrore all’ordine del giorno, ripete egli, è così che spariranno in un istante i monarchici ed i moderati e l'accozzaglia controrivoluzionaria che li agitano. I monarchici vogliono del sangue? Ebbene avranno quello dei cospiratori, dei Brissot, della Maria-Antoinetta!..." La Convenzione sconvolta vota senza respirare: un esercito rivoluzionario di 6.000 fanti e 1.200 cannonieri saranno riuniti sotto il comando di Ronsin. Il Tribunale rivoluzionario è diviso in quattro sezioni per permettergli di giudicare più rapidamente e di spedire al patibolo delle carrette piene di congiurati. La guerra è anche decisa ad oltranza; tutti gli stranieri che non potranno presentare un certificato speciale "di ospitalità" saranno fermati ed i loro beni presi. Approfittando dell'emozione nata di questa crisi, il governo rivoluzionario si rinforza. Il Comitato di Sicurezza generale è trasformato. Posto sotto la sorveglianza del Comitato di Salute Pubblica, va con le sue migliaia d’agenti a stringere la Francia intera in una rigorosa rete. Avendo ogni potere sulla polizia e la giustizia, conferisce dei mandati d’arresto, controlla le prigioni, designa i detenuti che devono passare davanti al Tribunale rivoluzionario.

I suoi principali membri sono Amar, Vadier, Davide, Vouland, Le Bas. Amar, vecchio tesoriere reale a Grenoble, ipocrita, il linguaggio fiorito, sempre cinto di donne, è d’animo vile.
Vadier, magistrato dell'Ariège, lungo, magro e curvato sotto i suoi capelli bianchi, è il capo occulto del Comitato. Ironico, canzonando le sue vittime e scherzando con la morte, ha battezzato la ghigliottina lo sportellino. Il suo agente favorito è il sinistro Airone che, armato fino ai denti, procede lui stesso ad ingenti arresti.

Vouland, avvocato di Uzès portato dai protestanti del Gard ala Costituente, sembra un fantoccio sadico. Le esecuzioni lo riempiono di gioia, non si saprebbe aspettare di lui debolezza o pietà. Questi tre uomini riparati dietro i muri di dossiers, temono ed odiano Robespierre. Si sono acquisiti, al contrario, il favore del grande pittore David, ordinatore delle feste della Repubblica, tanto codardo quanto vanitoso, e soprattutto il giovane Joseph Le Bas, di anima romana che gli sarà fedele fino alla morte.

La Convenzione apre al Comitato di Sicurezza generale un immenso campo d’azione per la legge dei sospetti, (17 settembre 1793), votata su proposta di Merlin de Douai, col concorso di Cambacérès. Due grandi medici del diritto, per compiacere ai terroristi, scendono a questa vigliaccheria...

     Sono reputati sospetti:

     " Quelli che per la loro condotta, le loro relazioni, i loro propositi o i loro
     scritti si sono mostrati sostenitori della tirannide, del federalismo,
     e nemici della libertà

     "quelli che non si potranno giustificare dei loro mezzi di esistenza
     e dell’acquisizione dei loro doveri civici

     "quelli che non avranno ottenuto il certificato di civismo

     "i nobili , che non hanno manifestato costantemente il loro
     attaccamento alla Rivoluzione”

     "gli emigrati, anche se sono ritornati"

Tante parole per dire che saranno sospettati tutti quelli di cui si vorrà disfare. Giammai la Rivoluzione è andata mai così lontana. Gli estremisti possono spopolare la Francia, lo strumento è pronto. Da questo momento, difatti, il regime terroristico è completo e coerente in tutte le sue parti. Alla base della piramide i "comitati rivoluzionari" che funzionano nella metà delle communi. Alla cima i due "Comitati di governo", Salute Pubblica e Sicurezza generale

A Parigi, l'organizzazione è complicata dall'esistenza delle sezioni affidate e mantenute dai sanculotti e di cui il centro ufficiale è al municipio. Il club dei Giacobini continua di animare e a sorvegliare il potere. Le sue filiali lardellano il territorio intero. Il Tribunale rivoluzionario è lo strumento della "giustizia" terroristica. Se il suo prototipo è a Parigi, i dipartimenti ne possiedono delle repliche varie, senza pregiudizio del ruolo trasmesso, nelle regioni dove c’era la guerra civile, alle commissioni militari

L'alto costo crescente dei viveri obbliga il Comitato a fare istituire la tassa del massimo generale, 29 settembre. Misura demagogica, sempre disastrosa, e che non può riuscire, qualsiasi precauzione si prenda, che con la scomparsa delle derrate alimentari, ed ai "mercati neri" più scandalosi. Allo stesso tempo decide che i fornitori infedeli saranno tradotti davanti al Tribunale rivoluzionario. Infine il 3 ottobre, parlando a nome del Comitato di Sicurezza generale, Amar ottiene il rinvio a giudizio di quarantuno deputati e l'arresto dei settantatre firmatari della protesta contro il 2 Giugno. Robespierre, magnanimo o previdente, risparmia a questi ultimi il capo d’accusa. Essi saranno detenuti solamente, quindi eliminati dell'assemblea. Così decimata, nessuna ribellione è più da temere da parte sua.

Effetto dell'energia spiegata dal Comitato di Salute pubblica o semplice coincidenza, il mese d’ottobre segna per lui una serie di successi militari e per la Francia un ritorno di fortuna insperata. La rivolta federalista soccombe a Lione, l'invasione straniera è bloccata, la Vandea vinta. Da quattro mesi Lione resisteva. Le forze di Dubois-Crancé sono insufficienti per investire completamente la città che continua a comunicare con il Forez, ma Couthon porta davanti a Lione le guardie nazionali di quattro dipartimenti. I lionesi stretti alla gola non hanno più ad aspettare di soccorso dell'esterno. Il 9 ottobre Couthon entra nella seconda città più opulenta della Francia. La repressione è barbara. Su un rapporto di Barère, il Convenzione decide che "il nome di Lione sarà cancellato dal quadro delle città della Repubblica.”. Tutte le case dei ricchi saranno distrutte. Sulle rovine saranno alzate una colonna con questa iscrizione "Lione fece la guerra alla libertà; Lione non esiste più."

Sebbene non sia tenero, Couthon inorridisce all'esecuzione di questo decreto; Collot di Herbois e Fouché accettano di sostituirlo. Si vedrà quale zelo porteranno alla loro missione. All'esercito del Nord, al veterano Houchard manca meno coraggio che intelligenza. Per fortuna che Cobourg, che gli è opposto non sa unirsi al duca di York, accanito a prendere Dunkerque. Nello smembramento francese, l'Austria come l'Inghilterra pensano solamente a garantirsi le piazze migliori. Pungolato dai rappresentanti in missione Levasseur e Delbrel, Houchard attacca a Hondschoote, sulla strada di Fumes. Piccola battaglia molto scomposta, abbastanza insanguinata, del resto vittoriosa. Houchard non sa trarne partito. Basta tuttavia a fare levare l’assedio di Dunkerque dagli inglesi. Questo successo rende fiducia alle truppe repubblicane. Dopo, Houchard non commette che degli errori. Lascia prendere Menin da York, Il Quesnoy da Cobourg. I rappresentanti lo denunciano; è destituito il 20 settembre ed è sostituito da Jourdan.
Questa nomina prelude ad un cambiamento decisivo nel comando. Alcuni giorni più tardi Pichegru è posto alla testa dell'esercito del Reno; Hoche non tarderà a comandare l'esercito della Mosella. Tre generali nuovi che escono della Rivoluzione, sono la Rivoluzione in armi. Essi vogliono essere i capi nazionali della guerra di liberazione. Jourdan, solido Limosino di trent’anni, ha fatto come soldato la guerra dell'America e si è stabilito poi merciaio a Limoges. I volontari dell'Alto-Vienna lo prendono per capo di battaglione; in pochi mesi eccolo generale. Si tratta per lui di liberare Maubeuge adesso attaccata da Cobourg. Con una cinquantinamila uomini cammina sugli Imperiali. Carnot l'accompagna, di fatto, vanno a comandare in due.

Il 15 ottobre, tentano di oltrepassare il nemico per le ali. Clerfayt, secondo di Cobourg, tiene duro; infligge anche al nostro centro delle grosse perdite. Riunendo nella notte un consiglio di guerra, Carnot fa decidere che l'azione sarà ripresa l'indomani, ma solamente sulla destra, verso Wattignies, mentre il resto delle forze francesi sull'insieme delle linee servirà di rinforzo. Alle prime ore del giorno, egli stesso si mette con Jourdan alla testa delle colonne che, per una nebbia spessa, salgono all'assalto dell’altopiano di Wattignies. Gli austriaci si indeboliscono. Se il generale Chancel che difende Maubeuge mettesse in moto il cannone, sarebbero accerchiati, distrutti. Ma Chancel resta inerte. Le difese del nemico sono rotte dalla nostra artiglieria, poi dalla nostra cavalleria. Lotta accanita; Wattignies è conquistato ed è perso otto volte.
I volontari fecero faville.
Al crepuscolo gli Imperiali devono cominciare la ritirata. Cobourg abbandona la sede di Maubeuge e ripiega su Mons. Il duca di York lo raggiunge, troppo tardi per riprendere l'azione. Il vero vincitore della giornata, Carnot, non si crede abbastanza forte da inseguirli. Entra in Maubeuge, destituisce Chancel che passerà poco dopo davanti al Tribunale rivoluzionario.
All’indomani di Wattignies, la Vandea è abbattuta da Cholet. Qui il governo rivoluzionario ha giocato di fortuna. Perché nella repressione del movimento vandeano ha accumulato degli errori. Convinto dai loro scacchi ripetuti dell'insufficienza dei capi repubblicani, ed anche delle mancanze di destrezza dei commissari del Convenzione, non ha osato prendere contro essi che delle mezze misure.

Si è limitato a spostare lo stupido Rossignol, mentre revocava Canclaux che, sebbene aristocratico di nascita, non si era mostrato meno devoto ed attivo. I due eserciti dell'ovest sono riuniti sotto il comando di un vecchio maestro d’armi, Léchelle, fortunatamente i capi vandeani non escono per negligenza. Bonchamp e Carretta, invidiosi, sostengono male Elbée e Stofflet. Le loro bande saccheggiano e saccheggiano tanto quanto i repubblicani.
Così stupido, Léchelle ha avuto tuttavia lo spirito di lasciare la briglia sul collo a Kléber. Allora una nuova fase della guerra comincia. Divisa in quattro colonne, l' "armée de faience" spinge davanti a lei i "bianchi" che batte ed entra in Cholet. Là, è attaccata il 7 ottobre da Elbée, Bonchamp ed Il Rochejacquelein con 40.000 uomini. Charrette non ha voluto raggiungerli. I Vandeani si lanciano con tanta foga che fanno ripiegare gli"azzurri".
Kléber ristabilisce la loro linea. Il giovane Marceau, alla testa di una divisione, schiaccia con il suo fuoco l'assalitore. Merlino di Thionville punta lui stesso i cannoni sull'avversario battuto. Elbée e Bonchamp sono feriti gravemente e i vandeani rompono le righe. L'esercito cattolico e reale fugge in massa e passa la Loira per cercare verso la Manica l'incerto soccorso degli inglesi. Vicino a morire, Bonchamp si illustra per un gesto generoso fa liberare cinque o seimila prigionieri repubblicani che l'esercito vandeano trascinava dietro e che certamente i capi proponevano di fucilare.

La Vandea, vinta, non è morta. Avrà ancora soprassalti, delle fiammate, ma non metterà in pericolo l’unità nazionale e la Rivoluzione.

Legge degli indiziati ( 17 settembre 1793)
Sono reputati sospetti :

1. Quelli che, nelle assemblee del popolo, gridano con energia con discorsi strani, astuti, tumultano e minacciano.
2. Quelli che, più prudenti, parlano misteriosamente delle disgrazie della Repubblica, si impietosiscono sulla sorte del popolo e sono sempre pronti a spargere delle cattive notizie con un dolore affettato.
3. Quelli che cambiano condotta e linguaggio secondo gli avvenimenti; quelli che, muti sui crimini dei monarchici, dei federalisti, declamano con enfasi contro gli errori leggeri dei patrioti ed affettano, per sembrare repubblicani, un'austerità, una severità studiata, e che cedono appena si tratta di un moderato o di un aristocratico.
4. Quelli che compiangono i fattori e i commercianti avidi contro qualsiasi legge li obblighi a prendere delle misure.
5. Quelli che, avendo sempre le parole di libertà, repubblica e patria sulle labbra, frequentano i nobili , i preti controrivoluzionari, gli aristocratici, i foglianti, i moderati che si interessano alla loro sorte.
6. Quelli che non ha preso nessuna parte attiva in tutto ciò che interessa la Rivoluzione e che, per discolparsi, fanno valere il pagamento dei contributi, i loro doni patriottici, il loro servizio nella guardia nazionale, per sostituzione o in altro modo, eccetera...
7. Quelli che ha ricevuto con indifferenza la costituzione repubblicana e hanno fatto dei falsi pronostici sul suo stabilimento e la sua durata.
8. Quelli che, non avendo fatto niente contro la libertà, non hanno fatto altrettanto niente per lei.
9. Quelli che non frequentano le loro sezioni e che hanno per scusa che non sanno parlare e che i loro affari glielo impediscono.
10. Quelli che parlano con disprezzo delle autorità costituite, delle leggi, delle società popolari e dei difensori della libertà.
11. Quelli che hanno firmato delle petizioni controrivoluzionarie o frequentate delle società e club anticiviche.
12. I sostenitori di Lafayette e gli assassini che si sono recati ai Campi di Marte.




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