La rivoluzione francese

Verso la Repubblica sociale

VERSO LA REPUBBLICA SOCIALE SOCIALE
Ecco il bilancio dei decenni che sono trascorsi dopo il 1789, come li traccia Jean Jures nella sua"STORIA SOCIALISTA".

Certo, il proletariato è ben lontano dallo scopo che si propone. L'ingiustizia essenziale non è abolita. Il monopolio di fatto della proprietà sussiste e la dominazione economica della classe capitalista ha per effetto di abbassare e di sfruttare l'immensa multitudine degli uomini che tormentano la società di oggi e opprimono la classe operaia, ci sarebbe una sorta d'impudenza a esporre, nel giudizio d'insieme portato sull'evoluzione francese dopo la Rivoluzione, una sorta di ottimismo beato e soddisfatto. Ma c'è un ottimismo coraggioso e amaro che non dissimula nulla dello sforzo che resta da compiere, ma che trova nei primi risultati penosamente e dolorosamente conquistati delle nuove ragioni d'agire, di combattere, di portare più in alto e lontano la battaglia.

Infatti, la Rivoluzione francese è riuscita. Quello che c'era in essa di piu' ardito e di più generoso ha trionfato. Due tratti caratterizzano il movimento politico e sociale della Francia dal 1789 all'inizio del XX secolo. Dapprima la venuta della piena democrazia politica. Tutti i compromessi monarchici sono stati eliminati: tutte le combinazioni (i mezzi) di monarchia tradizionale e di sovranità popolare sono falliti; tutte le falsificazioni cesariane sono state rigettate. La Costituzione mista del 1791 è sprofondata nell'imbecillità e nel tradimento reale. La monarchia restaurata del 1815 ha rivelato l'incapacità della borghesia francese di governare sola, perchè non è riuscita a difendersi contro le forze esistenti del passato senza fare appello alle forze dell'avvenire. Due volte la democrazia napoleonica è stata ingoiata nel disastro, e adesso sotto la forma repubblicana, è ben il popolo che governa grazie al suffragio universale. Dipende da lui conquistare il potere. O piuttosto l'ha già conquistato, poiché nessuna forza può far fallire la sua volontà legalmente espressa. Ma non sa ancora farne uso. Egli non sa impiegarla vigorosamente nella sua piena emancipazione economica. I milioni di lavoratori, operai o contadini, non sono piu' teoricamente dei cittadini passivi. Essi sono rimasti troppo spesso ancora per rassegnazione alle vecchie schiavitù indifferenti alle nuove idee che li libereranno.

Ma è già una cosa immensa che basta un progresso di educazione del proletariato affinché la sua sovranità formale divenga una sovranità importante (sostanziale). Dopo tutto anche nell’ordine dell’insegnamento, il progresso è grande da un secolo. Tutti i bambini della nazione sono chiamati a scuola: il grande ideale di Condorcet è realizzato o in via di realizzazione. E non è più la chiesa, complice delle tirannie sociali, che domina l’educazione e foggia il popolo. Essa è stata ridotta a non essere altro che un’associazione privata; è la scienza la ragione che anima l’insegnamento pubblico. È la grande luce dell’Enciclopeda, ma più larga e ardente, che riempie l’orizzonte. Il pensiero socialista, erede degli estremi audaci del 18° secolo, comincia a penetrare gli istitutori della nazione.

Lo stesso, dal punto di vista sociale e nella porzione stessa di democrazia francese che non ha ancora aderito al socialismo esplicito, è una concezione borghese, ancora, ma già sociale, della proprietà che ha prevalso. Essa non ha, come per le Costituenti, la condizione di sovranità politica: l’uomo il più povero, il più denudato è politicamente uguale al più ricco. Essa non ha più un assoluto intangibile. E domandando al Capitale, attraverso un ‘imposta progressiva sulle successioni, una parte crescente di risorse pubbliche, e proclamando che lo Stato ha il diritto e il dovere d’imporre ai possidenti dei contributi al fine di assicurare ai non possidenti contro i rischi naturali e sociali, il radicalismo francese subordina teoricamente il diritto di proprietà al diritto superiore della nazione: egli riprende a suo turno le parole di Robespierre definendo la proprietà: la porzione di beni garantiti al cittadino dalla legge. Ed è possibile che il radicalismo dopo aver accettato questa formula maneggiata da un proletariato vigoroso e forte, e applicata a una società in cui la potenza economica è concentrata di nuovo nell’ologarchia, non conduce attraverso gradi alla socializzazione generale della società capitalista. Questa crisi governativa, se si produce, non impedirà affatto l’effetto dell’idea che si è sviluppata nella democrazia francese.

È il socialismo stesso che si sostituirà allora al radicalismo nella messa in opera di questa idea sociale della proprietà e che spingerà fino alle conseguenze necessarie. La breccia attraverso la quale il socialismo passerà è aperta. È dunque la formula la più estrema, la più logica, la più democratica della Rivoluzione francese che, dopo, un secolo di esitazioni, di reazioni, di sogni impotenti, di rivoluzioni mancate è infine entrata nei fatti. Ciò che il genio rivoluzionario aveva intravisto, affermato, provato, attraverso la febbre e l’esaltazione della lotta è diventato la realtà normale e solida. Si direbbe la cima di un vulcano che dopo una serie di esplosioni, di abbattimenti di radrizzamenti si è infine fissato al suo livello più alto: essa è adesso consolidata e allargata su un vasto piano che può portare le basi della grande città nuova. Non tutti quelli che hanno lottato, sofferto sperato da un secolo, i loro sforzi non sono perduti; la loro sofferenza non è stata vana: la loro speranza non è stata fallace, e se il proletariato può rallegrarsi di questa vittoria della democrazia rivoluzionaria, non è solamente perché essa gli ha permesso di sperare e di preparare una vittoria più decisiva, ma perché è debole ancora e pertanto incerto, chi ha assicurato questo trionfo della Rivoluzione. È grazie a lui che essa è stata portata dapprima, come in un getto di fiamme a questo livello del 1793, dove essa non tarda a ricadere, ma dove senza cessare tende a ritornare. è lui che ha aiutato, che ha obbligato la borghesia a farla finita con le pretese rinascite dell’antico regime. È lui che ha sradicato alla borghesia i suoi privilegi stretti per creare infine una vasta democrazia politica che evolverà in democrazia sociale? Che cosa avrebbero fatto durante tutto il secolo i repubblicani senza gli operai? In tutti momenti della lotta che ha preparato o realizzato la democrazia politica, l’azione del proletariato è visibile, e questa sarà, io credo uno dei meriti dell’opera storica di cui sto scrivendo in questo momento le ultime righe per illuminare queste tracce.


Fonte : "Histoire socialiste" di Jean Jaurès, Paris, Rouff, 1901-1908, Tomo 12, pagine 308 a 310.




http: //www.madamedepompadour.com/_luigiXVI