4 gennaio 1792:

lettera a Fersen.


“Il latore di tutti questi documenti non sa chi me li mandi, e non bisogna parlargliene. La memoria è difettosa e si vede che le persona hanno paura, ma per la nostra sicurezza personale bisogna continuare ad utilizzarle e soprattutto ispirare loro fiducia con la nostra condotta qui. Vi sarà spiegato tutto, anche le ragioni per cui spesso non posso avvertirvi in anticipo di ciò che si sta preparando.
Il mio uomo non è ancora rientrato, vorrei pertanto avere delle notizie su dove vi trovate.

Cosa vuol dire questa dichiarazione improvvisa dell’imperatore, perché questo silenzio profondo da Vienna e anche da Bruxelles verso di me? Mi ci perdo, ma ciò che so bene è che se è la prudenza o la politica che impone che non mi si dica nulla è a torto e mi si espone molto di più, dato che nessuno crederà che io mi trovi in tale inconsapevolezza e sarà pertanto necessario che io miri i miei propositi e la mia condotta in base a ciò che accade, è ciò di cui incarico la persona di dire a monsieur de Mercy, termino...”


Questa supplica scritta per mano della regina durante il suo soggiorno alle Tuileries prima della sua detenzione alla prigione del Tempio a Parigi è indirizzata all’ufficiale svedese Axel von Fersen, devoto alla famiglia reale.

Avendo guadagnato la confidenza e la stima della regina, Fersen si improvvisò intermediario di Maria Antonietta presso le corti d’Europa.
Cercò invano di assicurarle il sostegno estero, di perorare la sua causa presso l’imperatore d’Austria, Leopoldo II, comunque poco disposto ad aiutare sua sorella e suo cognato.
Queste trattative e scambi segreti si intensificarono a partire dal 1791. Una corrispondenza si stabilisce tra Maria Antonietta e l’ufficiale svedese, portata da dei corrieri fidati in bottiglie di thè e cioccolata o anche nelle fodere dei vestiti.
La regina, che padroneggiava male l’ortografia, si metteva la sera tardi al suo scrittoio e redigeva delle memorie diplomatiche analizzando gli avvenimenti e l’eventuale aiuto che poteva sollecitare presso le persone devote alla sua causa.

Indirizzando loro degli appelli pressanti, la regina sperava di ottenere il sostegno di Vienna e di Bruxelles per salvare la monarchia e pacificare la collera dei parigini. L’inquietudine di Maria Antonietta riguardo la sorte della propria famiglia mostra bene il clima politico e sociale della all’inizio del 1792.

Si interroga sul suo avvenire, parla di Luigi XVI chiamandolo < il mio uomo> e cerca di difendere la propria causa, che è già perduta. Gli ultimi passaggi della lettera, senza dubbio troppo intimi, sono stati tagliati dai discendenti di Fersen. Si misura in questa lettera tutto lo smarrimento di una sovrana presa nella bufera rivoluzionaria che finirà per annientarla..





http://www.madamedepompadour.com/_m_antonietta_fersen