L'affare della collana

Una truffa organizzala con diabolica astuzia ai danni di un ingenuo Cardinale prese proporzioni politiche colossali perchè in essa si volle vedere una prova della corruzione della Corte e della disonestà di una innocente Regina

(Tratto da una rivista storica del 1958, scritto dallo scrittore-storico: FRANTZ FUNCK-BRENTANO)


Una vicenda misteriosa, tutta intessuta di sorprese e di episodi romanzeschi e d’incidenti drammatici, un processo sensazionale che colpisce e solleva l'opinione pubblica, che sconvolge la società e che semina rovine, un dibattito infoato che esaspera per odi di classe, tale appare ai nostri occhi di storici la famosa vicenda della collana che, iniziatasi verso la fine del Settecento, non tarderà a diventare il preludio vero e proprio della Rivoluzione.

Di che trattavasi in realtà? D'una volgarissima truffa: d'una truffa che concorrerà più di ogni altro fatto a distruggere l'antico Regime. Ora commedia ed ora dramma, questo episodio storico va inteso in relazione con lo stato della società francese del tempo. Infatti. ciò che conferisce tanta importanza alla truffa della collana è il fatto ch'essa metteva in evidenza i difetti di una società ormai agonizzante, denunciava il paradosso d'un sistema di governo spinto all'estremo, per cui tutto nello Stato tendeva afar capo ad un uomo solo, il Re. Una città di ottantamila abitanti, Versailles, gravita intorno a lui.

Tutto vi appare sottomesso ai bisogni, ai piaceri, al servizio e alla sicurezza personale del Sovrano. La maggior parte dell'aristocrazia vi risiede agitata, sollecita e obbediente al Re che è il solo dispensatorè supremo delle grazie, delle cariche e dei favori. Bisogna vederlo, il Re, e bisogna farsi vedere da lui. Chi non è conosciuto dal Re, non esiste neppure. Il vero cortigiano segue il Sovrano come l'ombra segue la persona fisica, concentra in lui tutte le proprie forze, tutti i propri pensieri e tutta la propria volontà. Bisogna ch'egli venga ammesso alla Corte, e che partecipi a quelle feste sontuose il cui fasto ci stupisce ancor oggi. IL cortigiano non avverte ciò a che ha luogo nel paese, al di fuori della Corte, là dove comincia ad agitarsi l'opinione pubblica sotto la pressione fiscale e dove esplodono fallimenti su fallimenti.

Nondimeno, il sentimento monarchico era tuttora tanto forte negli ultimi anni del settecento, da impedire al popolo di rimproverare al Re questo stato di cose. Fu un malinteso bizzarro che spinse il popolo a prendere in odio la Regina, che pùr non ne aveva colpa, dei mali onde soffriva il paese.

La regina di Francia non ha che vent'anni. Dotata delle migliori intenzoni, essa. è tanto giovane e tanto remissiva al suggerimentl della Corte, da non prender in considerazione le menzogne e le calunnie che si diffondono nei suoi riguardi. Essa è buona, ha bisogno di amare, ma l'invidia dei cortigiani le procura innumerevoli inimicizie: se partecipa, spensierata, al ballo dell'Opera, l'indomani la cronaca sfrutta l'avvenimento per metterne in cattiva luce la protagonista. Incapace di regolarsi nelle spese, la Regina si ingolfa nei debiti.

Si vocifera che stia dissanguando con il suo lusso le casse dello Stato. Presso la Corte e in città i suoi nemici si moliplicano di giorno in giorno, l'intera Francia, che ne aveva salutato con gioia l'avvento in occasione delle sue nozze col Delfino, la avvolge ora di un pesante clima di maldicenza. I francesi ben sanno che, fidando nel genio politico di Maria Teresa, la loro Regina ne ascolta i consigli per mezzo di una assidua corrispondenza intrattenuta con la madre. Ed è per questo che i sudditi affibiano alla loro Sovrana il pericoloso soprannome di " Austriaca" . Basterà uno scandalo che la Coinvolga a sottrarle l'ultimo po' di rispetto che ancora le si tributa e a cingerla di una ostilità spietata.

Il più fastoso e il più ingenuo fra i prelati della corte.
Un personaggio insigne per i suoi natali, per il censo e per le sue qualità personali, viveva ora, disprezzato ed afflitto, lontano da quella Corte dove aveva vissutoto a suo tempo in una luce di gloria. Trattavasi del principe Luigi di Rohan,cardinale di Strasburgo. preside della Sorbona e gran cappellano di Francia. La Regina, che lo disprezzava e lo detestava, si rifiutava ormai da tempo di riceverlo. Dotato di molto spirito e grazia, il Cardinale era un uomo elegantissimo e sempre ben vestito nella sua lunga veste viola che gli scendeva fino ai piedi.

La sua vita, più che quella di un ecclesiastico, era una vita di uomo di mondo. Il settecento ha spinto fìno ai limiti estremi il lusso e la raffinatezza, e per un gentiluomo del tempo l'eleganza ha la stessa importanza che riveste per una gentildonna. Tutti corteggiano e lusingano il Porporato: cortigiano elegante, vive nel suo castello come un signore feudale dedito alle partite di caccia, alla buona tavola e alle copiose libagioni a base di preziosissimi, vini renani e ungheresi.

Il Re Luigi XV lo aveva nominato ambasciatore a Vienna presso Maria Teresa, ma il lusso e la mondanità del Cardinale non mancaron di urtare l'Imperatrice. I suoi modi di cortesia ironica e di rispetto altezzoso l'avevano stupita e spaventata. offendendola nell'animo suo di Sovrana assoluta.

Presto l'Imperatrice detestò quell'ambasciatore che: le si imponeva col proprio fasto e che faceva della propria vita un incessante sfoggio di mondanità, e se ne lamentò con la figlia, chiedendole d'intervenire al fine di rimuovere il giovane prelato. Questi, frattanto. continuava ad allestire partite di caccia e pranzi opulenti; e, dotato di molto spirito com'era, si vendicava dell'Imperatrice criticandone l'opera politica in occasione della spartizione della Polonia.

"Ho visto piangere Maria Teresa", scriveva il Cardinale di Rohan al Ministro degli Esteri, "ma questa Sovrana, tanto esperta nell'arte di simulare i propri sentimenti e pensieri, mi par che disponga di lacrime a comando. Essa si asciuga con una mano le lacrime, mentre con l'altra impugna la spada per partecipare allo smembramento della Polonia".

Questa missiva gli fu fatale.

La vecchia imperatrice, infatti, ne prese visione e ne rimase profondamente ferita. Alla morte di LUigi XV,il Cardinale venne richiamato in patria. Luigi XVI gli concesse una lunga udienza.mentre la Regina non volle neppure riceverlo, e per ben sette anni Maria Antonietta non volle mai più dargli udienza Furono vani tutti gli sforzi che il Cardinale fece per farsi benvolere dalla Sovrana.

I suoi sogni,le sue ambizioni e le sue speranze andarono dispersi: la Regina lo ignorava, e così pure il Re. Disperato per questa situazione, Rohan non aspira ormai che a riconquistare i favori di Maria Antonietta.

Figuriamocelo in una sala del suo palazzo. Al suo fianco un ometto piccolo, grassoccio,sarcastico e rumoroso, discorre agitando le braccia. Si apre una porta, entra una ragazza con un grembiule bianco annodato intomo ai fianchi. Essa si avvicina ad un tavolo sormontato da due candelabri accesi e da un gran vaso pieno d'acqua. L'ometto si nasconde dietro un paravento, gesticola impugnando una spada, e invoca lo spirito de gli Arcangeli Raffaele e Michele. Poi chiede alla ragazza se lo specchio dell'acqua le restituisce l'immagine della Regina. La ragazza risponde di sì, e il Cardinale s'inginocchia e proclama, piangendo, che si tratta di un vero miracolo. L'ometto non è altri che Cagliostro, il celebre mago che pretende d'aver conosciuto Cristo, che prolunga la vita, che fa ringiovanire, che indovina il futuro; e la ragazza non è altri che la veggente ond'egli si serve per i suoi esperimenti. Cagliostro è diventato il confidente di Rohan il quale gli crede ciecamente: ha predetto al Cardinale favolose ricchezze e favori sovrani, la riabilitazione agli occhi e nel cuore della Regina: e Rohan crede a tutto quel che il mago gli predice. La disgrazia 10 ha reso pazzo, ed è così facile credere a ciò che si desidera... Il Porporato s'attacca come un naufrago alle ultime speranze che Cagliostro gli fornisce.

Una donna intrigante
L'ora era propizia ad ingannare il Cardinale. Fu una donna a rendersene conto. Essa aveva assistito ai bizzarri esperimenti di Cagliostro, aveva visto il Cardinale commuoversi e piangere, ne aveva intuito il profondo dolore e il desiderio più ardente. Da quel giorno la donna si servì del Cardinale come d'un fantoccio. Donde veniva quella donna eccezionale?

Pochi anni innanzi, ci si poteva imbattere lungo la strada di Passy in una bambina febbricitante e cenciosa, scalza e àssiderata, che tendeva la màno ai passanti, mormorando in un fil di voce: "Abbiate pietà d'una povera orfanella nelle cui vene scorre il sangue dei Valois". Passavano al suo cospetto cocchi pieni di signore elegantissime, scortati da signori a cavallo. Sul far della sera, la bambina rincasava sfinita nel suo tugurio dove sua madre la picchiava se la piccola non riportava abbastanza denaro. Frattanto, l'orfanella cresce e si fa una ragazza: ora si chiama Jeanne de la Motte. Esile ed agile, dotata di grazia, dalla chioma castana e dagli occhi celesti, vivace, nervosa e sempre indaffarata, la giovinetta nutre ambizioni sfrenate.

Il suo sorriso incantevole, la sua dolce fisionomia, la sua voce calda e suadente ne nascondono l'indole perversa. Non conosce nè leggi morali,nè leggi civili: procede diritta per la sua strada, incurante di ogni ostacolo, attirata soltanto dalle sue sfrenate ambizioni. Strano destino! Essa è una Valois, discendente in linea diretta del Re di Francia Enrico Il ; e, nondimeno, marcisce nella più squallida miseria.

Raccolta un giorno per la strada dalla marchesa de Boulainvilliers, la ragazza sposa un ufficiale, il signor de la Motte, e viene a stabilirsi a Parigi. Adora il lusso, i divertimenti, la buona cucina, eppure salta i pasti. Dispone di domestici, di camerieri, di un cocchio, eppure è perseguitata dagli uscieri del tribunale. Allora, prepara una scena teatrale. Un giomo, a Versailles, essa giunge, confusa nella folla dei cortigiani, fino al salotto della principessa Elisabetta, dove simula uno svenimento provocato dalla stanchezza e dalla fame.

Alla principessa vien riferito che nel suo vestibolo una signora distinta sta morendo di fame, la principessa s'informa chi sia la disgraziata e le fa rimettere una somma di danaro. In seguito le raddoppierà l'appannaggio già concessole. Senonchè, cosa sono per lei 1500 lire? Jeanne torna a simulare lo svenimento con adeguate crisi di nervi, fin sotto le finestre della Regina, senza riuscire a farsi notare. Che fare allora? Essa ha un lampo di genio: il suo pensiero ricorre al Cardinale di Rohan. Questi la conosceva fin da Strasburgo dove le dàva a quando a quando qualche elemosina. La donna pensa di giovarsene, e decide di raggirare il Porporato.

Il piano della signora de ,la Motte risultò ben congegnato in ogni suo particolare. Da qualche tempo essa propalava la notizia della. sua grande influenza presso la Regina; ora, provvede affinchè il Cardinale ne venga messo al corrente.

Sui suoi rapporti con la Regina, la giovane fornisce molti particolari che il Prelato non può verificare, vivendo egli lontano dalla Corte. La Regina, essa viene affermando, fa di lei la sua confidente migliore, e la tratta da, amica, anzi da vera. cugina, discendente qual è dei Valois. La signora de la Motte fa sapere al Cardinale che la Regina è disposta a rivedere e a correggere le proprie opinioni, e che gli farà, passando, un cenno col capo in segno di simpatia: cenno che l'ingenuo Cardinale crede scorgere ormai a più riprese.

La signora si fa sempre più audace: decide di impiantare una falsa corrispondenza fra il Rohan e la Regina, ed esibisce al Cardinale delle lettere che portano stampati i gigli di Francia, nelle quali appare qua e là il nome del Cardinale stesso, e un giomo si decide a rimettergli un incoraggiante biglietto vergato su carta da lettera della Regina. Rohan risponde, e ne nasce una lunga corrispondenza di lettere ben graduate e dosate, tali da ispirar piena fiducia all'ingenuo Porporato.

Frattanto, invocando l'Angelo della luce e lo Spirito delle Tenebre, Cagliostro predice al Cardinale i massimi favori sovrani. Al povero Rohan sembra di rivivere, dopo il lungo ostracismo. Senonchè, questo raggiro non poteva durare per sempre. S'aveva da procurare qualche soddisfazione al Cardinale, concedendogli il tanto sospirato appuntamento con la Regina. Tutta la furbizia della donna stava, forse, per infrangersi contro questo insormontabile ostacolo.

La rassomiglianza della "baronessa d'Oliva" .
Le circostanze concorsero a favorire e a facilitare l'intrigo. La signora de la Motte incontrò un giorno nel parco del Palazzo Reale una donna bella e g iovane la quale tornava a sedersi ogni giorno al medesimo posto, che somigliava alla Regina come due gocce d'acqua tra loro: aveva gli stessi capelli biondi di Maria Antonietta, gli stessi occhi celesti e lo stesso sguardo infantile. Trattavasi di una modista che si chiamava Nicole Legnay. Le due donne fecero conoscenza, e la de la Motte decise di sfruttare al più presto l'ingenuità della sua nuova amica. La introduce in casa sua,sotto il nome di baronessa d'Oliva, la invita a pranzo e le usa ogni sorta di cortesie.

Poi, un bel giorno le dice all'improvviso: “ La Regina, cara mia, mi ha incaricato di dirti che, se vorrai farle un certo favore, ti rimetterà una somma di 15.000 lire in contanti, e in più un regalo per te d'un valore ancor più ingente.” “E che cosa dovrei fare?” “Oh, nulla di speciale. Dovrai soltanto consegnare una rosa e una lettera nel giardino di Versailles a un signore che ti bacerà la mano.” “Ma cosa può importare tutto questo alla Regina?” “Sarebbe troppo lungo spiegartelo, mia cara.” "Non mi è stato difficile” -dirà in seguito la signora de la Motte ai commissari del Parlamento- “convincere la mia amica a farlo, trattandosi di una povera sciocca.” L'appuntamento vien fissato per la notte dell'11 agosto 1784. Il cardinale, frattanto, viene avvertito.

La signora de la Motte, ispirandosi al ritratto di Maria Antonietta esposto al Salone del 1783, provvede di persona a vestire la sua giovane amica. Cala la notte e il gran parco di Versailles è del tutto deserto. Non si ode se non la voce delle acque che piangono nelle vasche di marmo. Il cielo è tenebroso, senza luna nè stelle. La baronessa d'Oliva ha già camminato a lungo scortata dai due de la Motte. Si sono imbattuti in un uomo, scomparso poi nelle tenebre. L'uomo non era altri che Retaux de Villette, il segretario della signora de la Motte.Infine, si fermano tutti presso un boschetto che oggi si chiama il "Boschetto della Regina" . Impaurita, la signorina d'Oliva non osa voltarsi indietro. Tende l'orecchio e non ode che i ciottoli del viale crepitare sotto la pressione d'un passo misterioso.

Appaiono tre uomini. Uno di essi si fa avanti, alto e magro, vestito d'una marsina azzurra sotto un lungo mantello e col cappello calato sugli occhi. La signorina d'Oliva viene spinta incontro al misterioso individuo. Frattanto, il Conte e la Contessa de la Motte si sono ritirati, lasciandola, sola. La poveretta trema dalla testa ai piedi,come le foglie degli alberi. La rosa che tiene in mano le sfugge dalle dita. Ha in tasca una lettera che non ha la forza di tirar fuori.L'uomo dal gran mantello si sprofonda in un inchino e le bacia l'orlo della gonna. La poveretta trova la forza di biascicar qualche parola, e al Cardinale par che dica : "Potete sperare che il passato venga dimenticato". Il Cardinale toma ad inchinarsi, riconoscente e rispettoso; e la povera donna, tutta tremante, non ode le parole ch'egli le rivolge.

D'improvviso interviene la signora de la Motte che dice col fiato grosso: "Presto, presto: spicciatevi. E' giunta la contessa d' Artois". Il Conte de la Motte s'affretta a trascinar via la signorina d'Oliva, mentre il Cardinale si ritira anche lui per suo conto. Fu questa la curiosa scena del "Boschetto" .

Da quel giorno il Cardinale perde la testa. Non è più soltanto fiducioso e ingenuo: è addirittura accecato. La signora de la Motte può permettersi di chiedergli ogni cosa. Egli le obbedirà, docile come un bambino, gonfio il cuore di gioia e di riconoscenza. La signora non tarderà, invero, a sfruttare il suo prezioso vantaggio. Prima della fine d'agosto essa comunica al Cardinale che la Regina gradirebbe una offerta di ben 50 mila lire in favore di una famiglia di nobili decaduti. Il Cardinale non esita a consegnare la somma richiesta. Poi gli viene recapitato un biglietto della Regina, con il quale lo si esorta, nel suo stesso interesse, a ritirarsi per qualche settimana in Alsazia.

Rohan parte da Parigi raccomandando al suo fiduciario di soddisfare ogni richiesta di danaro della signora de la Motte. In novembre questa riceve un supplemento di ben 100.000 franchi. Infine, la fortuna è venuta per la signora de la Motte. La piccola mendicante d'un tempo vive ora da gran signora, acquista una casa a Bar-sur-Aube e una villa a Charonne. Mobili in legno dorato, arazzi di gran pregio e oggetti d'arte abbondano in casa sua: frequenta gli antiquari di Versailles, sempre vestita d'abiti elegantissimi. A poco a poco la società che si ritrova in casa sua diventa più brillante. E a chi si stupisce del suo fasto, essa risponde dicendo che le sue condizioni son migliorate per i favori ottenuti dal Re e dalla Regina.

L'ambizione della signora non aveva più limiti, ed ormai ella sognava di conquistare Parigi, quella Parigi che l'aveva conosciuta a suo tempo affamata e mendicante. Un amico di casa, Louis François Achet, udendo la signora vantare la propria influenza sulla Regina, le propose un giomo di adoperarsi presso la Sovrana perchè acquistasse dai gioiellieri di Corte la loro meravigliosa collana. "Che collana?" -chiese la signora al colmo dello stupore.

Allora l'Achet prese a raccontare la storia. I due gioiellieri della Corona, il Bohmer e .il Bassenge, avevano confezionato una collana meravigliosa del valore di 2.600.000 lire, sperando che la Regina l'avrebbe acquistata. Senonchè, questa ne aveva già rifiutato l'offerta, rispondendo: "Abbiamo più bisogno d'una nave che d'un gioiello". La signora de la Motte aderisce con entusiasmo alla proposta. che le vien fatta. In verità, la fortuna le viene incontro. Essa prega l' Achet di condurle a casa i gioiellieri col tesoro.

Come fu rubata la collana
Il Cardinale torna a Parigi il 5 gennaio del 1785. Il 21 la Contessa si precipita dai due gioiellieri e dice loro che, forse, fra qualche giorno, un gran signore acquisterà la collana. Il 24 essa preannuncia a Bohmer la visita del Cardinale di Rohan; e poi si eclissa. Il Cardinale la segue di pochi minuti nel negozio di Bohmer. Egli crede che la Regina desideri acquistare quel gioiello a insaputa del Re e a credito, sprovvista com'è della somma necessaria, e che abbisognando di un intermediario per il suddetto affare si rivolga a lui per tale scopo.

Rohan non ha avuto un attimo di incertezza;è subito accorso. La collana gli sembra pesante e massiccia, non consona al gusto raffinato di Maria Antonietta. Ma, se la Regina la desidera, egli non può che obbedire.L'affare vien concluso. 1.600.000 lire da pagarsi in due anni a rate semestrali: il primo versamento di 400.000 lire da farsi entro il primo di agosto del 1785. Il gioiello gli verrà consegnato il primo di febbraio. Il Cardinale provvede a fissar per iscritto le condizioni suddette e le comunica alla Contessa perchè vengano sottoposte alla Regina e ratificate da lei.

Il 31 gennaio la Contessa ricompare dicendo,che la Regina approva l'affare, ma che vorrebbe evitar di apporre la propria firma. Il Cardinale si permette d'insistere, esigendo un cenno grafico della Sovrana. L'indomani la Contessa gli porta una ratifica del contratto, sul suo stesso foglio di carta. In margine ad ogni articolo si legge il termine "approvato", e a piè di pagina si legge, a mo' di firma, "Maria Antonietta di Francia". La Contessa aggiunge che la Regina, appunto perchè agisce all'insaputa del Re, gli raccomanda vivamente di non lasciar in giro il biglietto. Il Cardinale è al colmo della felicità. Munito del gioiello si reca a Versailles in compagnia del suo domestico che porta il prezioso astuccio. Già cala la sera sui viali della città, allorchè il Cardinale giunge alla casa della Contessa in piazza Dauphine. Giunto sulla soglia, il Cardinale congeda il domestico, e sale al primo piano tenendosi ben stretto in mano il gioiello. La Contessa è in casa. Ha disposto tutto, come per una recita teatrale. Rohan viene introdotto in una stanza che, dotata di una alcova, comunica con un salottino attiguo per mezzo di una porta a vetri. La stanza è quasi buia.

La Contessa scorge il tesoro tra le mani del Porporato, ma si domina, ingannatrice. "La Regina" -dice "aspetta la collana". Passan pochi minuti. Poi s'ode il passo d'un uomo che si fa annunciare : "Da parte della Regina". Per discrezione il Cardinale si ritira nell'alcova non senza aver intravisto un giovane alto, magro, pallido, vestito di nero, dal viso affilato, dagli occhi profondi e dalle sopracciglia nerissime che riconosce per uno dei personaggi che già aveva intravisto nel boschetto. Trattasi, invero, di Retaux de Villette che consegna alla Contessa una lettera. Poi l'uomo si ritira, e la Contessa, avvicinandosi al Cardinale, gli legge la lettera nella quale la Regina ordina di consegnare la collana al latore dellà. missiva. Il Cardinale consegna l'astuccio che la contessa rimette al messaggero, e si congeda.

La sera stessa, la Contessa, rientrando in via Saint-Gilles, riceve il gioiello dalle mani del suo complice. Poi provvedono a chiudere la finestra e a tirare le tende; e il tesoro vien deposto su un tavolo tra due candele accese. Il Conte, la Contessa e Retaux si estasiano alla vista di quel gioiello che s'affrettano, poi, a nasconder in un cassetto, sentendo avvicinarsi un domestico. Da questo momento s'inizia e si svolge per la Contessa un racconto da "Mille e una notte".

Il Conte parte alla volta di Londra dove prende contatto coi principali gioiellieri della città.

La sfolgorante ascesa dei La Motte
Questi consentono a trattar l'affare èd acquistano diamanti asportati dal Conte, per un valore d'oltre 240.000 lire. Dal canto suo, la Contessa ne vende a Parigi per oltre 100.000 lire. Il Conte rientra il 2 giugno a Parigi e trova a casa sua cavalli, livree, cocchi, mobili, bronzi, marmi, cristalli e oggetti di gran lusso d'ogni sorta. La Contessa s'è comprata un letto di velluto, tutto orlato di frange e di galloni d'oro,adorno di ricami e di perle.

Essa manda alla sua casa di Bar-sur-Aube ben 42 carrozze cariche d'ogni ben di Dio, e fa il suo ingresso trionfale nella cittadina, preceduta da una numerosa staffetta, seduta alla destra del marito sùlla berlina inglese dipinta in grigio perla, adorna del suo stemma, tappezzata di seta bianca e fornita di cuscini candidi. Lo stemma era quello dei Valois. La gente del paese, che ben ricordava la miseria dei due nuovi ricchi, si chiedeva se non sognava, forse, ad occhi aperti. La contessa,sempre previdente, non aveva mancato di inviare al Cardinale una nuova lettera su carta della Regina, per pregarlo di assentarsi qualche settimana da Parigi.

La scoperta dell'imbroglio
I ladri, ormai, non avevano più da star tranquilli a lungo. Il Cardinale tornò da Saverne a Parigi nel corso del mese di giugno. S'avvicinava la scadenza del primo agosto. Al fine di stornare ogni sospetto, la contessa continuava a pianger miseria e accettava dal Cardinale l'elemosina di poche monetine. Inoltre, lo riceveva in una stanza sotto i tetti, arredata miseramente. Nondimeno, per spiegare perchè la Regina non portasse ancora la famosa collana, la Contessa disse al Cardinale che la Sovrana ne trovava il prezzo esagerato e che ne chiedeva un ribasso di 200.000 lire. Rohan si recò dai gioiellieri che, pur a malincuore, si rassegnarono a ridurre il prezzo.

Prima di congedarsi da loro, il Cardinale li esortò ad andare a Versailles per porgere alla Regina i loro ringraziamenti. Bassenge scrisse un biglietto, mentre Bohmer si presentò in persona alla reggia, dovendo consegnare alla Regina un paio d'orecchini di diamanti. La Regina lesse il biglietto senza capirci nulla. Poi fece cercare Bohmer per averne la chiave dell'enigma; ma questi era già partito. Allora la Sovrana, senza più attribuire grande importanza alla cosa, bruciò il biglietto al fuoco di una candela.

Da questo gesto innocente nacque il dramma. Se la vicenda fosse stata chiarita fin d'allora,la Regina non ne sarebbe stata coinvolta: il suo solo torto fu di non sospettare nulla. Gli avvenimenti si sarebbero incaricati di compromettere sempre più la .sventurata ed innocente Sovrana. S'avvicina, frattanto, la fine di luglio. La Contessa, sempre più agitata e nervosa, cerca di rimandare il termine della prima scadenza rateale e il 31 luglio fa recapitare al Cardinale una lettera firmata "Maria Antonietta" dove dice che le 400.000 lire non potranno esser versate prima del mese d'ottobre, ma che in tale data verrà,effettuato un pagamento globale di 700.000 lire, cioè la metà della soInma complessiva. Il Cardinale comincia ad insospettirsi, e provvede a confrontare il contratto firmato dalla Regina con l'ultima lettera, appena ricevuta, nonchè con altri biglietti della Sovrana procuratigli da parenti suoi.

Al colmo dello stupore, il Cardinale s'accorge che le firme non si somigliano affatto. In preda all'agitazione, convoca Cagliostro che, anzichè in vocare Angeli e demoni, consiglia al Porporato di prostrarsi ai piedi del Re e di invocarne il perdono. Senonchè, la signora de la Motte è li che vigila e trova il modo di placar tutto quel turbamento; il Cardinale torna ad aver fiducia allorchè la Contessa gli rimette la somma di 30.000 lire costituenti gli interessi dell'intera somma di 700.000 lire da versarsi in ottobre.

Poichè il Cardinale crede che la Contessa sia povera, pensa che' tale somma provenga dalla Regina. Frattanto, i due gioiellieri prendono ad agitarsi e a mormorare. Allora la Contessa non esita più a giocare una carta audacissima. Essa comunica a Bohmer che la garanzia detenuta dal Cardlinale porta una firma falsa, ma che il Porporato è abbastanza ricco e provvederà a pagare. Era, questo, un colpo maestro. Messo a tu per tu con la realtà, preoccupato dello scandalo, il Cardinale non poteva più non pagare per soffocare, in seguito, l'intera truffa. Egli avrebbe pagato, dichiarerà più tardi, consentendo alla Contessa di godersi in santa pace i frutti della sua mal'azione.

Senonchè i gioiellieri, intimiditi, non osarono affrontare il Cardinale; e Bohmer, allarmato, chiese udienza alla Sovrana. Non giunge che a farsi ricevere da una dama di corte, che dice al gioielliere : "Siete vittima di una truffa. Nessuna collana è mai giunta alla Regina."

Allora Bohmer si decide ad andar dal Cardinale. Ma questi è sicuro d'aver visto coi propri occhi Maria Antonietta nel boschetto del parco;detiene irroltre le lettere della Regina sulla cui autenticità non ha dubbi dal momento che ne ha ricevuto la somma di 30.000 lire; e, pertanto, il Cardinale risponde al gioielliere di aver trattato.personalmente con la Sovrana.

La tempesta sta per scatenarsi
La Regina, informata della conversazione tra la sua dama e il gioielliere, convoca quest'ultimo alla reggia. E Bohmer accorre agitato e denuncia il fatto. Stupita e terrorizzata, Maria Antonietta gli chiede di redigere un memoriale che le viene consegnato il 12 aprile. Quindi la Regina riferisce ogni cosa al Re, suo marito. Un Consiglio viene convocato per la mattina del 15 agosto. C'è chi consiglia moderazione e prudenza, e c'è chi è d'avviso d'arrestare subito il Cardinale. Maria Antonietta approva quest'ultimo suggerimento, ed esclama: "Il Cardinale s'è appropriato del mio nome come un volgare e maldestro falsario."

Il Re Luigi XVI incarica Breteuil d'andar a cercare il Porporato che si accingeva a celebrare in gran pompa, nella cappella della reggia, la funzione della Assunzione. Alle undici entra nello studio del Re, adorno dei suoi più bei paramenti. Mentre la Regina l0 fulmina col suo sguardo sprezzante, il Re lo interroga: il povero Cardinale si sente soffocare, e le sue gambe non lo reggono più, tanto che Luigi XVI, impietosito, lo invita con dolcezza a redigere un memoriale difensivo.

Rohan si ritrova tutto solo dinanzi ad una gran pagina bianca, con gli occhi sperduti e con la testa vuota. Gli trema la mano e scrive una quindicina di righe che cominciano così:

"Una donna che ho presa per la signora La-motte de Valois......". Il Re e la Regina rientrano nella stanza. Il Cardinale è incalzato di domande: "Dov'è la signora de La Motte? Dov'è la collana ? Dove sono i pretesi certificati che ne autorizzano l'acquisto?" Poi il Re soggiunge in tono durissimo: "Io non posso dispensarmi da indagare sulla vostra condotta personale. Mi sta a cuore il buon nome della Regina che è compromessa, e non posso permettermi di trascurar nulla."

Rohan supplica: è sul punto di entrare in chiesa per officiarvi al cospetto della Corte e dei fedeli tutti, accorsi da Parigi. Chiede che gli si risparmi questo affronto. Il Re sta per cedere, mentre la Regina insiste tra le lacrime. Nel momento in cui il Cardinale sta per passare attraverso la galleria, Breteuil lancia con voce vibrante il seguente ordine al duca di Villeroi, capitano del Corpo di Guardia: "Arrèstate il Cardinale!" Una settimana più tardi anche la signora de la Motte entrava alla Bastiglia.



FRANTZ FUNCK-BRENTANO



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