ARTICOLI: "Madame de Pompadour e le arti"


In occasione dell'inaugurazione a Versailles dell'esposizione "Madame de Pompadour e le arti", l'appartamento che la favorita occupava al secondo piano del corpo centrale del castello è stato riaperto. Restaurato e arredato grazie a donazioni, lasciti e mecenatismi, ospita quadri, mobili e oggetti d'arte di gran qualità che evocano, a dispetto di una ricostruzione basata su un inventario, la decorazione originale e, in modo più generale, il gusto elegante e raffinato in voga alla corte di Luigi XV.

Per la durata dell'esposizione "Madame de Pompadour e le arti" (fino al 19 maggio), l'appartamento può essere visitato nell'ambito di sopralluoghi guidati. Informazioni e prenotazioni allo 0130837788. Quest'appartamento è stato restaurato grazie al mecenatismo delle società Verel de Belval, Zwarovski e Houles, attraverso l'intervento della Società degli Amici di Versailles.


Lo splendore di Versailles è tale che i suoi responsabili si rassegnano, loro malgrado, ma senza dubbio un po' troppo facilmente, a limitare al pubblico l'apertura degli appartamenti che, in qualsiasi altro luogo, avrebbero assicurato a se stessi reputazione e sopravvivenza.

E' il caso particolare del primo appartamento della marchesa di Pompadour, situato nell'attico settentrionale del corpo centrale del castello, di quello della contessa Du Barry, ricavato nelle sale interne di Luigi XV e di quelli delle Principesse, installate al pianterreno settentrionale del corpo centrale. Va riconosciuto che il loro arredamento raccoglieva capolavori, assenti a tutt'oggi, e che gli stessi luoghi sono accessibili solo ad un pubblico ristretto per problemi di sicurezza.

Ancora una volta fu la società degli Amici di Versailles a commuoversi per l'assenza di mobilio nell'appartamento della marchesa di Pompadour e seppe attirare donazioni, lasciti o azioni di mecenatismo. Si poté quindi presentare in quei luoghi, successivamente o congiuntamente, una buona parte dei lasciti della signorina Meissoner nel 1943, le donazioni della famiglia Porché e del dottor Marcel Durand nel 1952 e 1962, i lasciti delle signore de Bouchaud nel 1969 e dei signori Derval nel 1987. Gli elementi più notevoli e più compatibili vi sono sempre stati esposti, mentre l'arredo stesso è stato restaurato nell'ambito dell'ultima legge-quadro nel 1985.

Un passo decisivo fu fatto nel 1986 grazie ai lasciti di S.M. la duchessa di Windsor che, come la marchesa di Pompadour, aveva saputo regnare sul cuore di un sovrano. La duchessa non era una vera collezionista ma, come donna elegante (una delle più ammirate del suo tempo), ella aveva occupato raffinate dimore i cui mobili e arredi, ispirati al XVIII secolo francese, erano stati curati da Stéphane Boudin, della casa Jansen. Quanto, nel lascito Windsor, risaliva gli anni 1750 fu sistemato presso l'appartamento della marchesa di Pompadour e quanto datava invece degli anni 1770 presso le stanze della contessa Du Barry.

I numerosi sedili, spesso in coppia, erano rivestiti a due a due con tessuti di seta diversi, secondo l'estetica allora in voga tra i decoratori. Insieme ai sedili delle donazioni precedenti, essi sono stati tutti ricoperti in maniera uniforme, in modo da ritrovare lo spirito delle suite complete consegnate al XVIII secolo. Tutte le sete furono offerte, sotto la spinta degli Amici di Versailles, dalla casa Verel de Belval e le passamanerie dalla casa Houles.

Le fonti per la mobilia

Non esiste un inventario del primo appartamento che la marchesa occupò dal 1745 al 1751. La favorita non era, a Versailles, fornita d'arredi dal Gran Mobiliere della Corona, le cui consegne ufficiali erano destinate alle altre residenze reali ad esclusione del castello.

Conosciamo dunque nel dettaglio i suoi arredamenti di Trianon, Marly, Choisy, La Muette, Compiègne, Fontainebleau, Saint-Hubert, ma non quello di Versailles. Le nostre fonti relative a Versailles includono solo il libro-giornale del mercante merciaio Lazare Duvaux e, in fine, l'inventario postumo, redatto nel 1764. In questa data e dal 1751, ella occupava a Versailles un altro appartamento, situato al pianterreno settentrionale del corpo centrale del castello, dove l'avevano preceduta le Toulouse e le Penthièvre. In mancanza di documentazione più precisa, l'idea che ha dominato nell'evocazione mobiliare del primo appartamento è stata basata sugli inventari di Versailles redatti dai membri minori della famiglia reale, come i Condé, gli Orléans o i Penthièvre, il cui mobilio personale contava alcuni bei pezzi appartenenti al Gran Mobiliere della Corona, spesso molto ricchi ma di un gusto antico. E' così che si troveranno, nella seconda anticamera, un tavolino da parete, due torciere e due bronzi dorati che risalgono al regno di Luigi XIV e quindi contemporanei ai più begli elementi dell'arredo.

I pochi indizi che possediamo sul gusto personale della marchesa hanno permesso di scegliere, per le sete, un lampasso a fondo verde per la stanza da letto e il salone, un lampasso a fondo rosa per la saletta interna.

Le risorse del museo in porcellane dell'Estremo Oriente, provenienti dai pignoramenti di emigrati nel 1793, sono state abbinate alle porcellane di Sassonia, numerose e varie nel lascito Windsor. La loro quantità contribuisce molto all'eleganza dei luoghi che differisce quindi sensibilmente da quella degli altri appartamenti del castello, molto più ufficiali. La marchesa possedeva già molte porcellane di Sassonia prima che la manifattura di Vincennes-Sèvres ne vincesse la concorrenza.

Una certa nobiltà non è tuttavia esclusa dall'appartamento, sempre grazie alle collezioni storiche del museo, con una bella raccolta di ritratti dipinti o scolpiti, che la quasi chiusura degli appartamenti della contessa Du Barry e di quelli delle Principesse ha permesso di raggruppare qui.

Le anticamere: la famiglia e i gusti della favorita

Uno slargo del corridoio d'entrata funge da prima anticamera, arredata semplicemente come una saletta d'aspetto con panche, sgabelli, sedie in cuoio, ma dove s'impone il grande ritratto della padrona dei luoghi, dipinto nel 1838 da Charles Steuben su commessa di Luigi Filippo e che copia il grande pastello di Maurice Quentin de la Tour realizzato nel 1755 e conservato al Louvre.

La seconda anticamera, che serviva da sala da pranzo, funge anche da galleria dei ritratti. La duchessa di Châteauroux allo spuntar del giorno, dipinto da Jean Marc Nattier, evoca ancora un passato immediato nell'occupazione dell'appartamento e nel cuore del re (dono della signora Georges Menier nel 1971). Questa cede il passo nondimeno al primo ritratto della marchesa, ventisettenne, in guisa di Diana, dello stesso Nattier (dono Testard nel 1847).

Sopra le due credenze che incorniciano la porta d'entrata, due ritratti di Louis Tocqué: lo zio Lenormant de Tournehem (suo presunto padre), dipinto nel 1750, e il suo unico fratello, divenuto marchese di Marigny, rappresentato nel 1755.

Sulla console, un bauletto in cuoio rosso con le armi di Marie Leszczynska (lascito Windsor) ricorda che la marchesa fu anche una delle dame di corte della regina e che la sovrana apprezzò sempre la sua rispettosa discrezione in questo incarico.

A sinistra del caminetto, una piccola libreria marchiata Migeon (dono degli Amici di Versailles) permette di presentare numerose opere con le armi della marchesa, la maggior parte incluse nel catalogo di vendita dei suoi libri del 1765 e che illustrano il suo gusto per la storia e la letteratura. Diversi titoli sono donazioni illuminate della Società degli Amici di Versailles, come le Memorie per la storia del Cardinale duca di Richelieu (3 volumi in-folio) o la Storia generale della Germania (11 volumi in quarto) che reca l'ex-libris del castello di Crécy, inciso dalla stessa marchesa, o ancora le Guerre civili dei Lacedemoniani (2 volumi in 12) provenienti dalla biblioteca di Godart de Beauchamps, che la marchesa aveva riacquistato in blocco. Due opere sono antichi depositi della Biblioteca Nazionale: il Dialogo sui diritti della Regina molto cristiana o il Giornale della spedizione del Signor de La Feuillade. Una donazione recentissima del signor Lorenzo Crivellin ha permesso d'aggiungervi un complemento più letterario con Chriserionte di Gallia, prezioso romanzo di Biard de Sonan che imita il ciclo di Amadis apparso nel 1626. Sempre per ricordare le molteplici curiosità intellettuali della favorita e le sue ambizioni enciclopediche, si può vedere un globo terrestre e una sfera armillare fatti rispettivamente da Guillaume de l'Isle e Jean Pigeon (lascito César de Haucke, nel 1966).

Oltre ai mobili fuori moda menzionati precedentemente, la seconda anticamera presenta una bella guarnizione di caminetto che abbina bracci e fuochi degni di Boulle, comprati per Versailles nel 1835. Le quattro sedie di Nicolas Quinibert Foliot, acquisite dallo Stato nel 1987, sono in rapporto diretto con la marchesa, poiché le loro cinghie portano ancora i marchi del castello di Bellevue apposti dopo la loro vendita al re. Si ritrovano inventariate nel 1763, 1786 e 1794 nella biblioteca del castello.

La stanza da letto

E' il rispetto della struttura lignea dei sedili disponibili che ha giustificato la loro disposizione in questa stanza, come nelle altre. Per questa camera sono state scelte due sedie allora laccate crema e oro (lascito Windsor), sotto la cui vernice si è ritrovato un tono di verde.

Riportate a questo stato verde e oro, esse hanno potuto essere abbinate a due poltrone in stile Luigi XV, realizzate in complemento per Arturo Lopez Willshaw e che, separate da un gioco di mobilia autentico da lui lasciato in legato nel 1963, erano state messe da parte. Lo stesso contrasto verde e oro è stato scelto per abbinare a loro un letto attribuito a Louis Delanois (dono Durand) e che sfortunatamente ci è pervenuto scheggiato. Lo schermo da camino è marchiato Bachelier (dono Niel, nel 1960).

Sempre nella stanza da letto sono stati riuniti mobili e oggetti in smalto europeo a fondo rosso, per abbinarli alla cassettiera marchiata Leonard Boudin (lascito Windsor): uno specchio da toilette e una scatola da parrucca (doni Durand), un orologio da muro (lascito Windsor). Questa pendola possiede un movimento di Viger à Paris, contenuto in una cassa marchiata Balthazar Lieutaud, posata su una tavolino da muro di Antoine Foullet. Il mobile più spettacolare è un ricco tavolo a trasformazione, detto à la Bourgogne, che si ispira ai modelli alla tedesca di Jean François Oeben (lascito Windsor). Meno problematico e molto originale con la sua doppia apertura a cerniera, il tavolo a incasso è marchiato da Étienne Joseph Cuvellier, l'ebanista del principe di Grimberghen (dono Durand). Come in tutto l'appartamento, i candelabri di rame dorato sono acquisti di Luigi Filippo per i diversi appartamenti del palazzo.

Includono delle girandole con galli, in porcellana cinese, e dei candelabri di Meissen che provengono tutti dal lascito Windsor.

Solo i due pot-pourris in porcellana di Sassonia che ornano il camino hanno un'origine parzialmente nota, poiché furono trovati nel 1793 nell'Albergo dei Capricci a Parigi. Essi incorniciano ormai il busto di marmo di Luigi XV che gli fu anche confiscato nel 1793, ma presso il conte d'Angiviller, il successore di Marigny alla direzione degli Edifici Reali. Di fronte, sulla cassettiera, la marchesa è di nuovo presente sotto forma di un gruppo in terracotta, Amore che abbraccia Amicizia, riduzione del marmo di Jean Baptiste Pigalle per il castello di Bellevue nel 1758.

Il salone

Il Beneamato regna ancora in questa sala da ricevimento sotto forma di un medaglione di terracotta di Jacques Nicolas Roettiers (lascito Cadiot, nel 1965) e di una statua non equestre in guisa d'imperatore romano, riduzione in terracotta del marmo di Jean Baptiste Pigalle, ordinato per il castello di Bellevue nel 1750. La regina è ugualmente presente grazie ad un suo ritratto di Jean Baptiste Van Loo (deposito di lunga durata del palazzo reale di Varsavia nel 2000).

L'amore è privilegiato con L'Arrivo del Corriere, una pastorale di François Boucher (lascito Derval) che troneggia al fondo dell'alcova, tra due torciere Luigi XV che sormontano due girandole gigliate più recenti (lascito Windsor).

Il mobilio d'arredo si organizza intorno ad un canapè e a quattro poltrone alla regina, guarnite a telaio e marchiate Bauve (dono Porché). A completare l'insieme sono arrivati dei sedili Windsor, due poltrone alla regina marchiate Tilliard e due cabriolet di Pothier. Questi ultimi sono disposti intorno ad un tavolo à la Bourgogne, marchiato Migeon (lascito Windsor). Davanti al camino di marmo di Antin, lo schermo proviene da antiche collezioni della contessa Niel e mostra una bella tappezzeria di Beauvais, montata più tardi su una cornice in stile Luigi XV con le armi della marchesa. I tre vasi in porcellana verde pallido appartenevano alle antiche collezioni della Corona e furono probabilmente sequestrate agli emigrati, i due cigni in porcellana di Meissen provengono dal lascito della duchessa di Massa nel 1965.

La sala interna

Vi hanno trovato posto tre poltrone in cabriolet, di cui un paio (una marchiata Tilliard) é stato dipinto in grigio verde per essere in armonia con i colori dominanti della terza, probabilmente meridionale, che presenta colori naturali e fu concepita per essere ricoperta a legaccio (tutto dal lascito Windsor). Sul caminetto si può vedere una pendola a forma di elefante con movimento di Jean-Baptiste Baillon numerate 1908, il cui quadrante è firmato e datato sul retro dallo smaltatore Martinière nel 1742 (lascito Windsor).

Diversamente dai candelabri, dalle torce e dai portafiori (tutto del lascito Windsor), la boccetta di profumo in porcellana di Meissen proviene dal lascito Derval. Quest'ultimo oggetto è posato su un tavolino a muro che testimonia degli sforzi statali per contribuire al riarredo, ma in una direzione più storica: reputato provenire dal castello di Bellevue, questo tavolino a muro porta, in effetti, sul bordo un motivo che è il gioco d'armi del blasone della marchesa ; esso fu acquistato nel 1960 presso il collezionista Richard Penard y Fernandez e ha raggiunto qui il piccolo tavolo-schermo di mogano che porta un marchio di Versailles e che fu comprato per il museo nel 1950.

Un arcolaio, i cui bronzi sono marchiati con la C coronata (dono del Comandante Paul Louis Weiller nel 1963), ha potuto trovare posto su un piccolo tavolo impiallacciato di legno di violetta anch'esso acquistato dallo Stato nel 1992: esso era stato consegnato da Antoine Gaudreau per l'appartamento a Versailles delle Principesse Adelaide ed Enrichetta nel 1746. Il mobile più Pompadour della sala interna resta sicuramente lo stipo in pendenza marchiato Carel (acquistato anch'esso per il museo nel 1992) e che era stato consegnato dal Gran Mobiliere della Corona nell'agosto del 1748 per la stanza da letto della marchesa nel castello di La Muette.

I due candelabri con figure grottesche in porcellana celeste cinese che li sormontano fanno parte del lascito del conte Anne Jules de Noailles (grande amante delle porcellane) i cui antenati avevano occupato l'appartamento dopo la dipartita della marchesa di Pompadour. Dei due quadri che si possono vedere in questa sala, uno è il ritratto del fratello della marchesa, il giovane Abel François Poisson (già titolato Vandière e non ancora Marigny) dipinto da Jean-François De Troy nel 1750. L'altro è un'allegoria che rappresenta Diana e Callisto, dipinto da Noel Halle nel 1754 per gli appartamenti di Luigi XV e della favorita al Grand Trianon (dono degli Amici di Versailles nel 1989).

Un nuovo futuro per la marchesa

E' sicuramente una mossa ormai inusuale in un museo-castello nazionale quella di intraprendere il riarredo di un appartamento privato senza l'ausilio di alcun inventario e senza conoscere i mobili originali, ma basandosi unicamente sulla verosimiglianza per ottenere un risultato con tendenza espressioniste.

In verità, era ciò che già aveva tentato Luigi Filippo nei grandi appartamenti e in quelli del re e della regina, quando i mezzi del suo tempo non permettevano più, o non ancora, una reale esattezza storica. Noi oggi possediamo questi mezzi, documentari se non finanziari, per riarredare con esattezza questi stessi luoghi, ma tali mezzi non esistono per l'appartamento della marchesa di Pompadour a Versailles. Molti deplorano sicuramente la mancanza di mobilia storica in quest'appartamento arredato con quanto c'è a disposizione, ma noi non dubitiamo che una volta rimesso sotto i le luci della ribalta, esso attirerà di nuovo i visitatori e i collezionisti preoccupati di rinforzare la presenza reale della marchesa.

Da parte mostra, noi vorremmo mostrare un vero scendiletto, indispensabile da quando i tre materassi hanno reso al giaciglio la sua altezza esatta, e un crocifisso d'avorio in una bella cornice rocaille, la cui assenza colpisce. Con un bel telaio da ricamo, noi potremmo ancora evocare l'attività manuale di una dama ben educata e, con un buon clavicembalo, il suo amore per la musica : quest'ultimi oggetti ricorderebbero al visitatore gli accessori che appaiono sui celebri ritratti della marchesa di Boucher e Drouais.

Una tappa ulteriore consisterà nell'arredare con lo stesso spirito la suite dell'appartamento con i suoi servizi, per evocare i bisogni domestici e il ruolo di madame Du Hausset, la governante, famosa per le Memorie che portano il suo nome. Così come sono, comunque, le stanze principali presentano una visione significativa e armoniosa, i cui elementi di qualità si bagnano di una luce delicata, messa a punto da Martine Klotz grazie a una donazione della casa Zwarovski. E' bene, dunque, ringraziare tutta la generosità passata, presente e futura, le imprese che hanno contribuito alla valorizzazione degli oggetti esposti, così come i laboratori del museo di Versailles e della Direzione dei Musei di Francia, i falegnami, gli ebanisti, i pittori, i doratori, i tappezzieri e gli installatori che hanno garantito il loro completo restauro e la loro presentazione.



Di Christian Baulez, conservatore capo al museo nazionale dei castelli di Versailles e di Trianon.



 

 

 

 

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