La biografia di M. Frejaville tratta dal suo libro: "M.me de Pompadour mi ha detto ..."


Vi presentiamo una breve biografia del bravo e compianto Mario Frejaville tratta dal suo libro: "M.me de Pompadour mi ha detto ..."

Per gentile concessione della casa editrice Schena Editore e della gentilissima Sig.ra Angelina Frejaville.
Mario Frejaville: "M.me de Pompadour mi ha detto ..." - Schena Editore
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Luigi XV, sessantottesimo re di Francia, sale al trono all'età di cinque anni, in un momento difficile per il prestigio della sua Casa. Ha la sfortuna di succedere al nonno, Luigi XIV, che aveva rinverdito le antiche glorie con le nuove vittorie militari, le conquiste, la politica attiva ed abile dei suoi ministri.
Per il Re Sole, lo Stato era la sua stessa volontà. Tutto il popolo viveva nella più grande fiducia ed al sicuro da sorprese negative. L'apparato militare e le colonie davano benessere e lavoro a tutti. La miseria si manteneva ai margini e le cose andavano bene per le casse dell'erario e le tasche dei cittadini. Naturalmente, il timore reverenziale delle Potenze europee sparisce con la morte del grande Re. Gli ex nemici riprendono animo e si organizzano per rifarsi a spese del nuovo Sovrano che, col passare degli anni, tutti giudicano privo di personalità, di buoni consiglieri, di bravi generali.
L'Inghilterra riprende la politica antifrancese e si rimette al lavoro per costituire nuove alleanze impegnando la Francia sul continente, in modo da poterla facilmente battere sul mare, indebolirla e privarla delle colonie di oltre Atlantico. Sicura di realizzare i piani di potenza oceanica e colonialista, assicurando al proprio commercio il primato mondiale che vede già suo ad opera di ministri seri e competenti. La ragione di Stato obbliga Luigi XV a sposare la principessa polacca Maria Leczinski, figlia del re Stanislao, dando al Paese una regina fredda, distaccata, senza alcun affetto od interesse per la sua nuova Patria.
Il Re, dopo il brillante inizio del suo regno, che gli guadagna le simpatie della nazione, perde rapidamente l'affetto dei sudditi delusi. Non gli restano che il piccolo mondo dei cortigiani e l'illusione di essere al vertice della Francia, mentre si chiude in un pericoloso isolamento. Non pensa che ogni popolo è portato a stimare chi lo governa, ma se ne allontana se la vita privata dei governanti si presta alle critiche ed agli scandali.
Si abbandona ai capricci e ai piaceri con una pubblicità che lo squalifica agli occhi dei Francesi, sopraffatto dallo sfrenato amore per le donne e dalla incapacità dei suoi collaboratori.
Educato da preti che si preoccupano di conservare privilegi economici e posizioni di potere, in funzione della politica di Roma, è combattuto da pregiudizi religiosi e timori temporali, di fronte al futuro che si preannuncia duro e contrario alle sorti della nazione.
La debolezza d' animo e la sua ingenuità rendono il Sovrano facile strumento della folla di cortigiani pronti ad assicurarsi titoli e benefici che nulla hanno a che vedere con il bene del Paese. Egli si sente ogni giorno più solo. Si accorge che tra lui ed il popolo il distacco aumenta impedendogli di poter contare sul suo appoggio: sull'appoggio delle masse, nelle guerre che, nonostante la sua volontà di pace, è obbligato ad accettare e combattere facendo il gioco dei potenti nemIci.
Luigi XV è perciò in condizioni di spirito tali da rendere inevitabili nuovi legami con una donna capace di capirlo, amarlo e sostenerlo nei momenti di sconforto e d'indecisione; con una donna che sia per lui una moglie-amante; una vera amica che, oltre all'amore, gli assicuri l'affetto di cui ha bisogno.
Le dame che affollano la Corte con la loro bellezza e lo splendore di nomi famosi non lo interessano, malgrado le arti messe in pratica per tentare di sedurlo e sfruttarlo per scopi personali e di casta.
Il suo sguardo lo porta lontano, oltre le barriere di coloro che insidiano le sue giornate, per sognare una bellezza borghese, immune da ipocrisia, una donna che si avvicini al suo difficile ambiente senza esserne contaminata.
Ed il sogno non tarda a realizzarsi per l'incontro non certo casuale con quella che dovrà essere l'ultima grande favorita del Regno di Francia: la sua ultima grande Regina senza corona.
Si tratta di Jeanne-Antoinette Poisson, che nasce a Parigi il 29 dicembre 1721, da Francesco e da Luisa Maddalena de La Motte, E, nel 1741, sposa Guglielmo Lenormand de Tournehem, nipote dell'amante di sua madre, che le dona il Castello di Etioles, dopo averla fatta educare come una principessa.
È una donna meravigliosamente bella, figlia e nipote di donne bellissime. Il suo primo incontro con il Re avviene nel 1744, durante un ballo mascherato (1745 n.d.r.) offerto all'Hotel-deVille, in onore delle nozze del Delfino, subito dopo la morte della precedente favorita M.me de Chateauroux.
Un anno dopo, la Lenormand-Poisson riceve il titolo di Marchesa di Pompadour ( titolo già appartenente al Principe di Conti che lo aveva rilevato da un'antica ed estinta famiglia di Limoges), diventa Dama di Onore della Regina, e risiede ufficialmente nel Castello Reale di Choisy. Ottiene un assegno annuo di duecentoquarantamila lire, ed è chiamata ad occupare l'appartamento sottostante a quello del Re, verso l'ala nord del corpo centrale del Palazzo di Versailles, già occupato da M.me di Maintenon, ultima amante di Luigi XIV.
Il gioco è fatto e la nuova Favorita conserva tale posizione fino alla sua morte.
La Marchesa viene subito considerata arbitra capricciosa della guerra e della pace, non che dei favori e delle disgrazie di ministri e generali. Ma non è una donna che arriva al letto di un sovrano per ragioni d'investimento sessuale: è la donna che conquista prepotentemente il suo posto a Corte, dove manca la presenza attiva di una vera regina-moglie che completi la debole figura del Re.
Luigi XV, privo di personalità propria e reso ancora più debole dall'ombra del suo grande predecessore, ha bisogno di sentirsi protetto da una donna con doti di carattere che a lui mancano, e che possa esercitare quelle indispensabili funzioni di guida e di equilibrio che non trova in se stesso, indeciso e pavido re di uno Stato in decomposizione.
Glorie, favori, privilegi, vengono amministrati dalla Pompadour, sola ed in contrasto con l'ambizione e l'ipocrisia dei cortigiani incuranti delle sorti del Paese.
Se ciò è vero, chi è questa donna descritta comeavventuriera senza scrupoli, che plagia il Re e mette ai suoi piedi la Corte, per trarne ricchezza e prestigio personale? È frivola e leggera, o intelligente e generosa, capace di sacrificare onore e dignità per riempire il vuoto di potere del Re e sostituirsi a lui in tutti gli affari politici, diplomatici e militari, cercando di supplire alle mtolte e gravi deficienze con la saggezza ed il suo saper fare? E una commediante, vanitosa e venale cacciatrice di ricchezze, sostenuta da sfrenata ambizione?
Forse, è tutto ciò; forse, è una donna sensibile che si lascia prendere dall'istinto di materna protezione verso il Re. Occorre conoscerla, prima di giudicarla definitivamente e di abbandonarla agli errati giudizi di cronisti interessati e di parte.
La Marchesa affronta subito l'isolamento della Corte che apre al rinnovamento delle vecchie concezioni operato dai nuovi cervelli. E diviene vittima dello spirito dissacratore e canzonatorio che investe la cultura e la mentalità del tempo. Gli epigrammi la feriscono vivamente e le punizioni non tardano a venire: il ministro Maurepas è esiliato, il mordace La Tude imprigionato. Spera che Luigi XV offra ai letterati la stessa protezione data dal suo grande Avo. In particolare per Voltaire che diventa Gentiluomo di Camera, riceve una pensione, pretende di essere anche Ciambellano di Corte, chiede l'Ordine di S. Luigi, nonche il privilegio di sedere alla mensa del Sovrano. Ama circondarsi di artisti; disegna e canta benissimo ( quando, una sera, la Regina, insiste per farla cantare, attacca il monologo di Armida "Infine, egli è sotto la mia potenza" , con evidente allusione che fa impallidire la Sovrana) .,
Il Re non vede bene tutto ciò ed osserva che se volesse invitare a colaziope tutti i grandi ingegni di Francia non avrebbe posto per riunirli. Jeanne-Antoinette è piena di talento, crede nelle arti e in coloro che le coltivano.
Nella sua casa di Parigi, raccoglie importanti collezioni di quadri, libri, oggetti preziosi. Artista istintiva, rivela qualità spirituali non comuni, come è provato dai numerosi disegni e ritratti che esegue con ottima tecnica. Ha una bellissima voce e si afferma facilmente nei concerti che offre alla Corte con la partecipazione dei migliori cantanti dell'epoca. Recita benissimo e costituisce una compagnia nella quale molti ambiscono entrare. A Versailles, allestisce due teatri ai lati della Cappella Reale. Cambia spesso, nella stessa giornata, abiti e trucco, perche la sua eccezionale bellezza gliene offre la possibilità.
La marchesa amministra in proprio le terre di Crecy, La Celle, Aulnay, Saint-Remy, riscuotendone le rendite. Dispone delle residenze reali di Fontainebleau, Compiègne, dei Conti d'Evreux, Bellevue, Brimborion, ed altre meno importanti. Raffinata amante del bello, con la sua grande fantasia per ognuno di tali possedimenti immagina e disegna progetti di ammodernamento e di miglioramento, che ne fanno meravigliose gèmme architettoniche, arricchite da qualificate opere d' arte nate dalla collaborazione e dal lavoro creativo dei migliori nomi del tempo, che si mettono a sua disposizione, incoraggiati e spinti dalla sua protezione. Artisti come Jean-Baptiste Oudray (pittore di animali), François Boucher ( definito pittore della grazia, per, la spiritualità del suo tocco), Joseph Vernet (pittore di marine), Charles Vanloo (famoso per le sue opere in St. Sulpice, a Parigi), dipingono tele che ancora oggi si ammirano in molte chiese e castelli reali francesi.
Scultori come Adam Lambert ( autore di statue e busti di grande rilievo), Guillaume Coustou, Jean-Baptiste Pigalle (autore~ fra l'altro, dei busti di Luigi XV e della stessa Pompadour), Jean-Marie Falconet (noto per la statua di Pietro il Grande a Pietroburgo), inquadrano i loro marmi nei piani dei palazzi curati dalla loro generosa committente. In tal modo, una donna sola e assediata dall'invidia e dalla mediocrità (anche allora nemica dell'intelligenza), riesce a dare l'impronta della sua personalità non soltanto alla moda dell'abbigliamento femminile, ma all'arredamento, all'architettura, alla vita del suo secolo. Quelli che i suoi nemici giudicano "capricci dispendiosi" si rivelano base concreta per la nascita di molti capolavori dell'arte francese del Settecento. Si mormora che la sua fantasia costi alla Francia molto denaro. È vero: spende molto, ma 1o fa in gran parte per quadri, sculture, biblioteche, nuovi palazzi di rappresentanza, nonche per il completamento di piazze e viali (Champs-Elysees) della capitale. E la Francia ne è l'erede incontestata. Spende molto e alcuni autori ricordano le somme da lei destinate anche e soprattutto agli artisti di cui ama circondarsi e che lavorano ai suoi ordini, ma non precisano che tali somme non vengono depositate presso banchieri esteri per suo uso personale .
Agli artisti fanno corona gli scienziati e i letterati che in quel periodo sono occupati a dare nuove ali al pensiero francese e pubblicano opere di avanguardia ( come I' Enciclopedia), mal tollerate dai reazionari e dai religiosi.
Nei salotti della Favorita brilla la presenza dei migliori cervelli: da Charles Duclos ( storiografo e Segretario dell' Accademia di Francia) a Bernard Fontenelle (scrittore e Segretario dell' Accademia di Belle lettere), a Denys Diderot (matematico e filosofo, Accademico delle Scienze), a Bernard Pierre (bibliotecario del reale castello di Choisy) e al sommo Voltaire.
Perciò, alla luce della storia, lontano dai pettegolezzi e dalle accuse dei suoi contemporanei, la signora di Pompadour appare come importante protagonsita della grande rivoluzione culturale francese, che porta alla nascita delliberalismo europeo.
Se questo campione di femminilità non fosse la Favorita di un sovrano, sarebbe una grande prima attrice, nel senso più elevato della espressione.
Il Re diventa sempre più taciturno e malinconico e parla spesso di morte e di cimiteri. Jeanne-Antoinette cerca inutilmente di farlo divertire e sorridere, da quando si accorge che non è più la sola donna, ma l'unica amica di Luigi. Gli organizza il Parco dei Cervi, sulla strada per St. Germain, dove egli può incontrare ragazze assolutamente inoffensive, perche prive d'intelligenza, stile ed ambizione. sicche, si dice che il Sovrano regna sul "Parco dei Cervi" e lei, la Favorita, sulla Francia.
Questa è in sintesi la Marchesa di Pompadour, poliedrico ed eclettico personaggio ufficiale della Corte di Francia.
Ma la stessa, come donna, chi è, che cosa ha fatto, perche il suo nome resiste al tempo?
Il caso la fa nascere da famiglia modesta, al limite della borghesia. La natura ne fa un esemplare di bellezza e di grazia femminile, dotandola di animo sensibile e profondamente buono, d'intelligenza superiore, di forte volontà.
Conscia delle sue qualità, non si rassegna alla monotona vita senza volto dell'anonimato familiare, e punta sull'avvenire degno di lei e dei suoi sogni, sorretta dall'ambizione che la spinge verso difficili mete.
Il marito e la figlia Alessandrina non rappresentano alcun ostacolo ai suoi progetti. Sua madre, intuendone le inconfessate speranze o assecondando i propri segreti desideri, l'aiuta ad imboccare la strada migliore e la spinge verso l'impegnativa salita, sulla quale ben altre donne si sono fermate, incapaci di proseguire con successo.
La Corte è il centro di richiamo di ogni giovane donna; lo splendore delle sue feste, la ricchezza ostentata, le posizioni di potere ed il prestigio riservato agli assidui frequentatori incantano ed attraggono.
Questa affascinante signora sa che il Re è solo, che la nobiltà lo assedia per assicurarsene i favori, servendosi delle più belle ed eleganti dame del momento. Perciò, gioca tutto sulla possibilità di entrare nel giro: sfondare, mettersi in evidenza, farsi notare e preferire, battere le altre temibili concorrenti e conquistare l'invidiato ed invidiabile ruolo di seconda donna del Regno.
Il primo incontro delude e preoccupa la Marchesa perche il Sovrano la nota appena e non ne scorge i pregi, almeno in apparenza. Ma la vittoria non è lontana, e la Pompadour diventa presto la regina di fatto di Luigi XV.
Perche? Forse, per essere l'amante di turno di una testa coronata ed arricchirsi finche in tempo, con la complicità di un'alcova reale. Ma i progetti umani vengono modificati dal destino e dalla realtà. E la Pompadour che è partita per essere protetta da un re, si trova involontariamente tra le braccia non un sovrano annoiato, in cerca di affetto o di nuove sensazioni, ma la stessa Francia sola e priva di guida, all'inizio di una deriva che può essere senza rimedio.
Così, da Favorita invidiata da tutti, diventa la Regolatrice di un grande Paese molto malato, che la gelosia malcelata dei delusi si prepara a combattere con ogni mezzo, pur di liberarsene.
La vanità del maschio che può imporre la sua volontà e scegliere a suo piacere, senza legami formali, porta donne famose accanto ai grandi uomini della storia. Ma si tratta di soggetti che accettano, per amore o per denaro, di vivere all'ombra di tali capi dalla prepotente personalità che nulla concede all'altrui influenza.
Il caso della Pompadour è ben diverso. L 'uomo che ha scelto, o dal quale si è fatta scegliere, non brilla di luce propria ed ha bisogno di protezione ed appoggio morale. Per lei, il letto passa in secondo piano. Le sue cure si rivolgono al trono che scrìcchiola e minaccia di crollare in ogni momento, prendendo il posto della vera regina assente ed inoperante, con la dedizione e l'entusiasmo che si ritrova per essere una brava francese che viene dal popolo e non lo dimentica.
Presto diventa più autorevole della stessa Maria Leczinski ed è considerata, a ragione, la padrona dei destini della Francia. Nomina generali, riceve ambasciatori, detta la corrispondenza con le Corti straniere e tratta da pari a pari con i sovrani regnanti (Maria Teresa d' Austria le scrive chiamandola " Cara Cugina " ) . La signora di Evreux, Choisy e Versailles, diventa l'esempio più sincero e raffinato del trionfo della femminilità, non quello da condannare e scomunicare.
All'austerità della Maintenon, seguono la irresponsabilità della Reggenza e la corruzione del vero regno di Luigi, epoca fatale il cui veleno deve tutto contaminare. Dopo aver perduto l'appoggio ed il prestigio delle antiche virtù ed il piedistallo della religione, perciò meno onorate, le donne non hanno altra arma di difesa che la civetteria. L' arte della seduzione compie enormi progressi presso gli uomini e ne risultano nuove convenzioni sociali, poco morali senza dubbio, ma sanzionate dall'uso e consacrate dallo stile e dalla moda.
In effetti, chi in tali anni distribuisce la gloria, i posti, i favori? Le donne. Già venti secoli prima, Catone afferma che "i Romani comandano il mondo, le donne i Romani" . Perciò, l'influenza delle donne, e non di una sola, sotto il regno di Luigi XV, non è un fenomeno nuovo e particolare dovuto al passaggio dalla severità della Maintenon, amanteombra di Re Sole, alla relazione "en plein air" della Pompadour con il suo Successore. Ma è un rapporto che continua a "finestre aperte" in base ad una morale meno ipocrita, una filosofia più libera, una letteratura più vicina alla realtà del tempo, da Diderot a Voltaire, da Holbach a Helvetius, che conquistano l' animo delle donne ed il cuore degli uomini.
La Pompadour sa tutto questo ed esercita il suo potere con tali armi, imitata e seguita da molte altre donne che tentano di raggiungere il suo successo alle stesse condizioni. Anche se, dove una riesce, le altre devono ritirarsi, perche "cerebrum non habent" .
Sostanzialmente estranea all'ambiente ed alla classe che malIa sopportano, vede le cose dall'esterno. Borghese di estrazione, osserva e giudica, criticando e condannanado i difetti e le falsità di chi la circonda. Perciò, acquista una rilevante e positiva funzione di controllo e di equilibrio che non può esserle negata, in un periodo in cui tutto è compromesso sotto il peso della corruzione e della decadenza, e tutto sta per concludersi nell'ombra e nella confusione succedute all'ordine ed alla grande luce di Luigi XIV.
Ma è anche il capro espiatorio di una situazione che precipita, ed è dovuta a tutto e alle responsabilità di tutti. Le accuse sommergono soltanto lei,perche è più facile per chiunque scaricarsi di ogni colpa, accusando una donna che ha il torto di esporsi e di fare da sola, anche se non sempre bene, dove e quando mancano il coraggio e la competenza di quanti si coprono di onori rifiutando ogni onere per la salvezza della Francia che già si avvicina all'inevitabile incendio del 1789.
La Pompadour è degna della massima stima e di ogni considerazione, perche alle sue doti naturali unisce le qualità derivanti dalla cultura rapidamente assimilata, dalla coscienza del posto di responsabilità che si è imposto, dalla sensibilità che porta il suo sguardo oltre l'orizzonte della sua breve esistenza. Con diagnosi e previsioni che trovano piena conferma negli eventi che si verificano a duecento anni di distanza (impressionanti i suoi giudizi sulla Russia) mettendola alla pari con i migliori assi della diplomazia e della politica di tutti i tempi. La finzione delle parrucche incipriate che hanno trasformato la Corte in mercato di affari non sempre puliti e leciti, offende e rende vigile ed attento questo ministro in gonnella, per evitare le conseguenze negative di tale rete d'intrighi che compromette l'onore del Re e l'esistenza stessa della Francla.
La mala fede del Clero che agisce sempre per difendere posizioni di venali interessi sorprende e mortifica la Marchesa, facendole avere parole di fuoco contro l'apparato ecclesiastico, dimentico della sua missione spirituale. Ma s'inchina alla grandezza ed alla volontà di Dio che vede tradito ed offeso ogni giorno, ed al quale si rivolge per conservare il coraggio e la fede necessari alla sua battaglia. La vanità di pseudo signori che fanno a gomitate per ottenere gradi militari, incarichi politici e diplomatici che non meritano, l'addolora rendendola sospettosa di tutti e pronta alle sferzanti battute per svegliare l'amor proprio di ognuno e tutelare il bene pubblico.
L 'influenza determinante dello spirito di Voltaire e di Montesquieu l'affascina. Riconosce le sue deficienze culturali; disprezza la volgarità e la viltà dei numerosi libellisti che, spinti dai suoi implacabili nemici, la insultano con calunnie e bugie di facile presa. La mancanza di uomini idonei a servire lo Stato la rattrista e la impensierisce, nella vana ricerca di uomini degni delle grandi figure del passato.
Il re, assediato dalla interessata presenza di pochi privilegiati, si chiude nel ristretto ambito della Corte, nel quale identifica la Francia. E ritiene, erroneamente, di poter distinguere e separare la sua figura pubblica di monarca da ;quella privata di persona ( come re aveva consegnato lo stato nelle mani dei suoi ministri; come privato si era abbandonato alla dissolutezza senza riserve che lo declassava agli occhi del popolo) .
Costretta ad intervenire continuamente per correggere gli errori di scelta del Sovrano mal consigliato dai tirapiedi di ogni giorno, con la lode e le promesse di benefici, la Favorita cerca di eccitare la volontà e l'orgoglio dei chiamati, sperando in risultati ed azioni positive per la nazione. Alla superbia di chi la disprezza per gelosia, risponde con la cortesia e la contenuta severità proprie di una regina, memore della severa educazione ricevuta da ragazza. Alle sfortunate campagne di guerra, dovute in gran parte alla incapacità dei capi militari, che provocano sfiducia e miseria, oppone la sua volontà di pace che ritiene fonte di benessere per il popolo e di ricchezza per lo Stato. Non vuole che tra sudditi e sovrano si apra il solco della incomprensione e della critica, da cui può nascere un qualsiasi moto rivoluzionario fatale alla dinastia ed al Paese. Agli errori di governo che si ripetono quotidianamente, reagisce rimproverando la inettitudine agli uni e la corruzioni agli altri, non esclusi i rappresentanti della Curia Romana.
La Pompadour spera, con sostituzioni e destituzioni, di trovare gli uomini adatti ai compiti ed alle funzioni più delicate, spesso senza fortuna. Risponde al malumore delle popolazioni schierandosi a fianco degli umili che perdono sangue e denaro, vittime delle guerre e dei tributi che s'impongono con più frequenza ed asprezza. Si rende conto che la pace non può conquistarla da sola, contro nemici che provocano le guerre proprio per arricchirsi a spese dei Francesi deboli, stanchi e mal guidati; ma non si arrende e i suoi tentativi in tal senso impegnano le rappresentanze diplomatiche presso le Cancellerie europee.
Il punto debole del potenziale bellico nazionale è la Marina da guerra, e la Pompadour appoggia ogni piano di rinnovamento e di potenziamento della flotta, sapendo che la pace non si può ottenere affrontando in condizioni d'inferiorità le forze navali inglesi. Ma è costretta ad amare ironie nel commentare e condannare la facilità con la quale i ministri responsabili cercano di presentare progetti e cifre confortanti che non sanno tradurre in nuove unità ed equipaggi addestrati. In questo marasma che si appensantisce continuamente, la situazione le appare in tutta la sua desolante realtà. Cerca di aiutare ancora quanti si rivolgono a lei. Usa il suo potere presso il Re per alleggerire le punizioni di coloro che mal ricambiano la fiducia del Sovrano, nella speranza di migliorare l'ambiente; ma non vi riesce. Questa impareggiabile donna si trova ogni volta più delusa ed isolata, fino a pensare di abbandonare il campo per ritrovare la pace e la serenità che ha sempre desiderato. Ma continua a lottare per la Francia, dal suo posto che in mano ad altre o altri sarebbe sfruttato venalmente e in contrasto con l'interesse dello Stato.
Soltanto un'altra donna, lontano dalla Senna, riesce a reggerne il confronto a livello continentale, sia pure in modo e condizioni diverse. E’ Maria Teresa d' Austria, che dal Danubio fà sentire il peso della sua figura di imperatrice destinata per diritto dinastico a prendere il timone dello stato absburgico già gravemente lesionato a causa dei fermenti che agitano le molte nazionalità che lo compongono. Jeanne-Antoinette è tutta bellezza, fantasia e sentimento, in lotta con nemici interni che ne ostacolano il potere e l'azione. Maria Teresa è razionale e lotta con nemici esterni che riesce a fronteggiare e battere, salvandosi da irr,eparabili disastri.
La Favorita di Francia s'interessa di tutto e non sempre i risultati tornano-a suo favore. L'imperatrice austriaca si dedica al restauro della compromessa facciata del suo poliedrico stato e alla sistemazione dei suoi numerosi figli, tessendo una complicata rete di rapporti matrimoniali che la imparentano con le più potenti Corti di Europa.
La Pompadour a ventotto anni perde le grazie amorose del re e continua da sola a guidare lo stato, sensibile alla ventata dell'll1uminismo e alle nuove correnti del pensiero francese. Nel suo ventennio di regno senza corona passa dalla vittoriosa campagna di Fiandra ( 1744-47) alla Pace di Aix-la-Chapelle (1748), che segna la restituzione delle conquiste della Francia, nonche l'inizio dello sgretolamento dei suoi dominii coloniali da parte dell'lnghilterra. Fino al Patto di Famiglia (1761) e alla sospirata Pace di Parigi (1763) che mette fine alla Guerra dei Sette anni.
Maria Teresa perde il marito a quarantaquattro anni e prosegue da sola smussando i contrasti fra le varie etnie interne con riforme che contribuiscono al progresso amministrativo ed economico dell'impero, senza nulla concedere alla modernità delle idee. Chiude sempre in attivo le sue guerre e volge l'azione anche a rilevanti. atti di umanità verso i suoi sudditi che, per questo, la chiamano Madre della Patria. La Marchesa di Pompadour raggiunge il trono di Francia per meriti propri. E spazia dall'arte (giovanissima suona il liuto e il clavicembalo, canta, recita e balla con talento degno dei più noti virtuosi del suo tempo), alla diplomazia, alla politica, alla strategia militare, dimostrando le sue qualità di eclettica intellettuale, che la impongono alI' ammirazione della mondanità parigina. L 'imperatrice austriaca sale al trono a ventiquattro anni, si dedica alla ragion di stato e diventa madre di ben sedici figli ( di cui undici femmine) , senza distrarsi con piacevoli evasioni a danno del suo serio impegno di sovrana assoluta.
Ma entrambe, nella loro difficile esistenza assumono responsabilità e compiti tali da elevarsi insieme a splendidi campioni della femminilità: Jeanne-Antoinette come brillante espressione dell'ingegno e della civiltà latina; Maria T eresa come forte rappresentante della volontà e della cultura germamca. Quando la figlia Alessandrina in collegio, e suo fratello Abele nella vita, assumono atteggiamenti di alterigia e di superbia sfavorevolmente commentati, la Marchesa interviene per ricordare loro che non devono dimenticare la modestia delle origini e delle condizioni familiari, prima della sua fortunata carriera, e per richiamarli ad un maggiore senso di umiltà verso tutti.
Di accordo con il Cardinale de Bemis che la stima e la protegge, la Regina (Marchesa NDR) di fatto riesce a capovolgere la politica estera e ad allearsi con la Casa d' Austria, che è stata nemica tradizionale della Francia da Enrico IV a Luigi XIV ; sicche, dopo i trattati di Versailles (1° maggio 1756 e 1757), l'imperatrice Maria Teresa, soddisfatta, le scrive in termini di aperta amicizia, ( come Federico il Grande, in altra occasione). Con il duca di Choiseul, Ministro degli esteri e della Marina, tenta di salvare la monarchia avvicinandola alle nuove idee filosofiche, in modo da rinnovare le vecchie strutture dello Stato. Il primo risultato utile è lo scioglimento della "Compagnia:" dei Gesuiti, deciso dal Parlamento di Parigi, approvato dal Re ed accettato dal Papa, sicché in breve tempo tutte le Corti d'Europa, seguendone l'esempio, si liberano del potere politico che questi "Soldati di Cristo" hanno esercitato dall'inizio del secolo.
La pace del 1763 , a conclusione della Guerra dei Sette anni, piega la Francia alle umilianti condizioni imposte dagli Inglesi. La politica del duca di Choiseul non riesce a raddrizzare le sorti del Paese, dissanguato, impoverito e sconfitto. La colpa si fa ricadere in gran parte sulla Pompadour , anche se ingiustamente accusata e ritenuta responsabile del disastro, per la sua attiva partecipazione alla condotta politica dei lunghi anni della guerra voluta e sostenuta dall'lnghilterra in condizioni di assoluta superiorità in uomini, mezzi e programmi. La Marchesa, come si legge in molte sue lettere, cerca soltanto di ottenere una pace onorevole che salvi il salvabile, sapendo che la Francia decrepita e chiusa in se stessa non può sperare di tenere validamente testa alla nemica d'oltre Manica, in fase di rapida ascesa e già su posizioni di ordine mondiale.
Dopo pochi mesi, con la visione della Patria in ginocchio ed il presentimento di tragici eventi non lontani ( appena venticinque anni mancano alla presa della Bastiglia), la Marchesa si prepara ad uscire di scena per sempre e con regale discrezione. Rassegnata al corso del suo male incurabile, accetta la morte come liberazione dalle ansie e dalle preoccupazioni, decisa a riceverla compostamente come visitatrice di riguardo. Sostenuta dalla fede in Dio, che ha sempre proclamato in ogni occasione, non può che perdonare le offese ed il livore degli uomini del suo tempo, sperando certamente ìn un più onesto ed obiettivo giudizio dei posteri. L 'amore prodìgato disinteressatamente e la tubercolosi dissolvono rapìdamente la sua bellezza. Sopraffatta dalla intensità della sua vita, dalle continue lotte contro i numerosi ed agguerriti nemici, dal tramonto politico ed istituzìonale della Francia, si mette definitiva mente a letto nella sua residenza di Choisy, prima di farsi portare a Versailles per morire da grande Regina. Al parroco della Madeleineche l'assiste e vuole congedarsi al termine della sua ultima vìsita, dice: "Aspettate, signor Curato, ce ne andremo insieme" . Così, Jeanne Antoinette de Pompadour si spegne il 15 aprile 1764, piovosa domenica delle Palme, nel conforto della relìgione cristiana, confermato dal testamento nel quale si legge:
"Raccomando la mia anima a Dio, supplicandolo di averne pietà, di perdonare i miei peccati e di concedermi la grazia di farne penitenza e di morire nelle disposizioni degne della sua misericordia, sperando nella sua giustizia per merito del sangue prezioso di Gesù Cristo, mio Salvatore, e per la grande intercessione della Santa Vergine e di tutti i Santi del Paradiso".
Le sue spoglie vengono allontanate sollecitamente. Il Re, da una finestra, vede passare la ricca bara, sotto la pioggia, ed osserva freddamente che "verso le dieci sarà già a Parigi" .Come se si trattasse di un pacco di nessun valore da consegnare a chiunque e al più presto, per liberarsi dell'ingombro. Per suo desiderio, la Marchesa è sepolta nella disadorna e buia cripta della Chiesa dei Cappuccini in Piazza Vendòme, accanto alla figlia Alessandrina.
Dieci anni dopo, il 10 maggio 1774, nello stesso Castello di Versailles, una candela posta sul davanzale di una finestra della sua camera da letto, annunzia la morte del Sovrano, mentre il Custode del Palazzo ferma le sfere del grande orologio del Cortile di Marmo. Anche il Re se ne va solo e dime.nticato, come la sua grande Favorita. Il suo corpo devastato dal vaiolo viene trasportato di notte, senza onori e con una scorta di soli quaranta uomini, per essere seppellito nella Chiesa di Saint Denis.

 

 

 

 

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